Miche è il nome della protagonista di Autogrill, romanzo di Alessandra Gondolo edito da 8tto Edizioni. Un nome pronunciato quasi sempre a metà, come a sottolineare ciò che caratterizza il personaggio: non vivere appieno o meglio aver vissuto qualsiasi cosa a metà. A partire dalla famiglia con un padre che non c’è più, una madre anaffettiva e gli abusi sessuali da parte del patrigno. Una casa in cui sentirsi un peso, un di più, l’essere un punto di sfogo della rabbia altrui. Una crescita spezzata da un contesto familiare e sociale che man mano diventa sempre più soffocante. Siamo a Rione Verde, un quartiere che si presenta come una gabbia fatta di cemento dove non passa né un raggio di sole né uno spiraglio di speranza per un futuro migliore. Pertanto al dolore della giovane protagonista si unisce l’analisi di un contesto caratterizzato da un forte disagio sociale e culturale. Un quartiere ai margini in cui l’unica cosa a crescere è la delinquenza e la povertà della gente. I figli sono costretti a seguire le orme dei genitori oppure vivono di furti, rapine, violenza. Come Giacomo. L’unico legame che Miche è riuscita a instaurare, il suo amico d’infanzia, anzi l’unico.
Tuttavia anche l’amicizia con Giacomo viene vissuta a metà: Miche non riesce a stare al passo della delinquenza del suo amico. Una scissione tra un bene infinito per Giacomo tanto da definirlo un fratello e il non sentirsi a proprio agio con quella vita. Così sempre più i due si allontanano: ormai si incontrano per strada e sono diventati dei perfetti sconosciuti, questo soprattutto per Giacomo.
Cosa resta da fare in un posto in cui ormai non si è accettati né dalla propria famiglia, in cui ormai non si ha più l’affetto del proprio migliore amico?
Resta solo scappare. Così Miche fugge dal proprio passato impregnato di dolore, dal grigiore di Rione Verde.
Miche, a tratti Michela, inizia la sua storia di rinascita che spesso sembra vacillare ma non molla mai, soprattutto dopo aver incontrato Jenny: il suo alter ego, esuberante, che con la sua forza trainante permette a Miche di uscire dalla gabbia.
Così un autogrill diventa il microcosmo in cui due figuri femminili dimostrano ogni giorno la propria forza. Un autogrill diventa un nido per entrambe, perché in fondo anche la stessa Jenny presenta una forte complessità dietro la maschera della sfrontatezza.
L’autogrill diventa il posto in cui farsi coraggio e rimettere insieme i pezzi di una vita fatta di dolori. Ma non solo: alle loro storie si intrecciano le centinaia di voci che ogni giorno si ritrovano in quel luogo. Storie bizzarre, di tradimenti, a volte divertenti, storie dolorose. Le diverse sfumature dell’umanità si ritrovano di passaggio dinanzi al bancone di quel bar e ognuno lascia la propria traccia.
C’è una cosa che Miche non ha ancora considerato: il passato non scompare mai e prima o poi si ripresenta e a volta in maniera ancora più dolorosa. Non basta scappare per chiudere con chi ci ha fatto male, con i luoghi che ci hanno rifiutato. Si deve rinascere, questo è certo, ma per farlo bisogna partire proprio da ciò che ci ha fatto del male. Non si possono dimenticare per sempre le persone e le vicende.
Questo ci insegna Miche che in una normale giornata lavorativa, sfogliando un giornale ritrova il nome di Giacomo su un articolo che parla di una rapina in cui il suo migliore amico è rimasto ferito. Così ritornano Rione Verde, una madre e una sorella che la rifiutano e un amico che è immobile in un letto di ospedale. Ed è proprio questo legame non di sangue a dimostrarsi il più forte e il più sincero. Ed è proprio da Giacomo che Miche deve ricominciare per iniziare a vivere completamente e diventare Michela.