L’esperienza di AIESEC Italia
In partnership con Lapaginabianca.docx
L’Italia è un terreno fertile per le associazioni no profit. Esistono centinaia di associazioni che operano a livello nazionale o internazionale in cui è possibile svolgere attività di volontariato. In una società basata su produzione e consumo di beni, tuttavia, questi tipi di realtà passano in secondo piano perché, più che concentrarsi sulla crescita economica, si concentrano principalmente sull’aspetto umanitario. La loro azione sul territorio è una risorsa preziosa, sia perché esse rappresentano un aiuto concreto sul piano sociale, sia per le grandi opportunità di riflessione e crescita personale che esse offrono a tutti coloro che partecipano a questi progetti. In redazione abbiamo pensato di dedicare una rubrica all’argomento: verranno presentate diverse associazioni in tutta Italia per poter contribuire a dare visibilità ad attività svolte da esseri umani per esseri umani senza scopo di lucro.
La prima associazione di cui parleremo è AIESEC.
Questa associazione nasce nel 1948, da un’idea di 7 ragazzi di origini diverse: la soluzione ai problemi che vedevano nella loro società era quello che definiscono Leadership. Secondo il loro pensiero, infatti, un leader è qualcuno che si spinge oltre i propri limiti culturali e caratteriali mettendosi in gioco per diventare una versione migliore di sé, poiché il vero cambiamento inizia proprio dall’interno. Sorge quindi spontanea la domanda “Ma come si crea la leadership?” la soluzione offerta si concretizza in progetti di volontariato e tirocinio presso NGO o piccole e medie imprese in oltre 114 stati nel mondo.
Vi sono alcune regole alla base: l’attività deve essere svolta in uno stato differente da quello in cui si vive e, chi ne prende parte, deve appartenere a una fascia d’età compresa fra i 18 e i 30 anni. Il punto focale per AIESEC sono i giovani e le esperienze internazionali, i quali sono la chiave per migliorare se stessi e gli altri, nonché la chiave per raggiungere l’obiettivo principale dell’associazione, ovvero “Peace and fulfillment of humankind potential” (Pace e pieno sviluppo del potenziale umano).
Per spiegarne meglio il funzionamento, forse, è meglio lasciare la parola a chi fa parte di questa associazione. Ho avuto il piacere di fare una chiacchierata con Davide, che ha iniziato a lavorare come volontario nella sede locale di Roma Sapienza nel dicembre del 2018 e che, attualmente, svolge il ruolo di coordinatore nazionale del settore Marketing di AIESEC Italia. Nel corso dell’intervista, Davide mi ha parlato dell’organizzazione delle attività, quali sono i benefici per volontari e partecipanti e in che modo tutto questo ha influito sulla sua crescita personale.
Per i lettori che non conoscono questa associazione inizierei chiedendoti cos’è AIESEC.
AIESEC è la più grande organizzazione no profit gestita da giovani per i giovani. Essa si occupa di creare, per le persone tra i 18 e i 30 anni, esperienze concrete di volontariato o tirocinio all’estero in ambienti dinamici e stimolanti. Attraverso queste attività si vuole dare l’opportunità ai giovani di mettersi in gioco e di spingersi mentalmente e fisicamente oltre i confini della propria comfort zone, per creare una generazione di leaders più aperti alla diversità e sensibili sui temi caldi del nostro tempo.
Come mai hai deciso di entrare a far parte di questa associazione?
Sono stato spinto prevalentemente da due motivi: volevo partecipare ad attività che fossero d’aiuto nell’ambito sociale ed ero interessato a fare qualcosa che allo stesso tempo potesse offrirmi un arricchimento per la mia carriera ma, soprattutto, per la mia persona. In AIESEC ho trovato l’opportunità di unire entrambi gli aspetti. Ho dovuto prendere decisioni anche importanti per i volontari dei miei team e per i partecipanti ai nostri progetti; mi sono confrontato su temi sociali con persone di tutto il mondo per capire quali fossero le differenze e i punti di incontro in base alla provenienza culturale e geografica. Tutto questo mi ha fatto giungere alla conclusione che i cambiamenti positivi, ma anche negativi, iniziano dal singolo. Sembrerà banale ma, se io oggi decido di portare da casa la mia borraccia, evitando il consumo e lo spreco di plastica, darò l’esempio a qualcuno e così, quel qualcuno sará di esempio, a sua volta, ad un’ altra persona ancora. Sono rimasto perché mi sono reso conto di poter agire, di poter fare qualcosa di concreto.
In che modo collaborare con così tante realtà internazionali influisce sulle vostre attività quotidiane?
AIESEC nasce come associazione internazionale alla cui base vi è l’idea che, uscire fuori dal proprio paese, possa offrire maggiori opportunità di crescita. Al momento, io lavoro in team con una ragazza dell’Algeria e una della Polonia ed è interessante vedere come loro approccio alle questioni sia differente dal mio. Mi ricordo la prima volta in cui mi è capitato di gestire un team insieme a una ragazza della Slovacchia: per me è stata una scoperta vedere come la cultura di uno stato influenzi così tanto il modo di pensare di ognuno. Alla fine, penso che il lavoro a livello internazionale sia una delle peculiarità di AIESEC e, personalmente, questo mi ha insegnato ad apprezzare l’uguaglianza nella diversità, soprattutto perché noi svolgiamo le stesse attività a migliaia di Km di distanza.
Cosa pensi della situazione attuale delle NGO in Italia? Cos’è cambiato durante la pandemia?
La pandemia è stata una vera e propria sfida per noi. Con la chiusura dei confini abbiamo dovuto completamente reinventare le attività dell’associazione perché non si poteva viaggiare. Tuttavia, è stato molto interessante doversi adattare ad un lavoro completamente digitale e capire, in modo più approfondito, come continuare a perseguire il nostro obiettivo. Alla fine, abbiamo deciso di concentrarci sui ragazzi già presenti nell’associazione: abbiamo organizzato delle conferenze online e fatto in modo che ci si focalizzasse molto sulla crescita personale di ciascun membro. Inoltre, questa breve pausa dalle solite attività ci ha permesso di migliorare la qualità dei nostri progetti, regolamentando tutta l’esperienza in modo più dettagliato. Credo che in Italia le NGO non abbiano ancora abbastanza supporto dallo stato, ma la situazione, tutto sommato, non è cosí brutta; esistono, infatti, diversi bandi nazionali e regionali che supportano le nostre associazioni attraverso partnership e finanziamenti. Comunque, penso sia necessaria una maggiore sensibilizzazione al riguardo.
Rivolgendoti ai lettori di questo articolo quale messaggio vorresti lanciare attraverso questa intervista?
Vorrei rivolgermi specialmente ai giovani, dicendo che io ho trovato in AIESEC un posto adatto a me in cui crescere quotidianamente. Non capita tutti i giorni di poter avere un potere decisionale così rilevante alla mia età e, soprattutto, di avere la responsabilità di altri ragazzi come me che si trovano in altre parti del mondo, e tutto grazie alle nostre attività! Io ho trovato questa associazione, ma chiunque può trovare un proprio ambiente di crescita e di miglioramento personale, vi consiglio quindi di cercare il vostro e di buttarvi nelle opportunità che vi si presentano davanti. Jim Rohn diceva che “Siamo la media delle 5 persone che frequentiamo” per questo vi auguro di trovare un ambiente stimolante, dove frequentare qualcuno che vi migliori la vita oltre che la giornata.
AIESEC è il primo degli esempi di associazioni di volontariato di cui parleremo in questa rubrica e se qualcuno volesse saperne di più, può visitare il loro sito www.aiesec.it.
Durante questa intervista, ho avuto l’occasione di sentire l’entusiasmo di qualcuno che sta lavorando duramente per raggiungere un obiettivo; un obiettivo che non include necessariamente un guadagno personale. Fa piacere sapere che, di queste realtà, ne esistono a centinaia e noi siamo a disposizione per raccontarvele.