A un paio d’ore dalla chiusura della Fiera di Roma (PLPL), nella sala Antares della Nuvola di Fuksas, Fuani Marino in dialogo con Paolo Di Paolo, presenta il volume edito da Giulio Perrone Editore.
In Irlanda con Sally Rooney. Da Dublino a Galway e ritorno, è incluso nei Passaggi di dogana. La serie indaga i luoghi del mondo abitatiti o descritti da artisti famosi. Nella grafica dell’Art Director, Claudia Intino, si rinnova il rapporto tra collezione e collana. All’armonia cromatica unisce uno stile identitario: deciso e sinuoso al contempo. Avvolgente, infine, è il tratto che lega i personaggi in copertina al titolo in questione. La coppia si stringe in modo insolito: le braccia si cingono senza sovrapporsi, piuttosto, s’intersecano.
Dai trifogli a margine della copertina – verde pastello – si capisce l’arrivo in Irlanda. È la nazione di Sally Rooney in cui vivono i personaggi dei romanzi (Intermezzo, Einaudi, 2024) – percorsi topograficamente – da Fuani Marino.
Paolo di Paolo inizia la conversazione aprendo più questioni. Cita il fermento letterario di quel paese. Vanta, all’attivo, quattro premi Nobel e l’icona mondiale: James Joyce. Da lui, Sally Rooney replica il contrasto tra città e periferia. I suoi personaggi provengono dalle scogliere occidentali e non si sentono mai: “Gente di Dublino”. Di fatto, aggiunge Di Paolo, anche l’autrice ha rifiutato la metropoli nonostante il successo. Ha accesso i riflettori sulla letteratura e l’editoria l’ha favorita con pratiche strategiche usate, in passato, per J. K. Rowling. Ciò, inoltre, entra in contrasto con il credo marxista dell’autrice.
“Rispetto ai Dublinesi di Joyce i personaggi della Rooney arrivano in città per studiare. L’autrice si definisce marxista e crede nella materia narrativa fatta di sesso, soldi, dinamiche di status sociale. La trama è un pretesto per mettere a fuco un dialogo tra caratteri. I suoi personaggi si definiscono dalle chiacchiere vuote che, in realtà, li fissano per ciò che sono.”
Paolo di Paolo riprende la parola e chiede all’autrice ciò che ammira di Rooney.
“La leggevo mentre ero in Irlanda. Di lei mi attrae l’interazione dei caratteri tra personaggi. Il modo universale in cui provano ad amarsi. C’è questa possibilità di capire e di capirsi all’interno delle dinamiche.”
Si torna poi sul tema degli spazi, il focus della collana. Si nota che l’autrice ritrae la città rapidamente: perlopiù, grigia e piatta. Tuttavia, le note sugli interni sono un dizionario di dettagli reali; dalla cura nel ritrarre le aule del Trinity College, alle stanze da letto. Qui Paolo di Paolo, da scrittore, riconosce l’intensità della scena. Ovvero, la capacità di descrivere l’amplesso senza goffaggine. Mai una caduta di stile nonostante gli aspetti, anche materiali, dell’atto sessuale.
“Rende la sensualità intesa e letteraria; non la sporca neanche quando descrive gli atti meno sintonici.”
Di Paolo apprezza la prosa imprevedibile di Fuani; prova di un rapporto riuscito con l’editor che unisce libertà d’autore e consigli del mestiere.
Infine, l’autrice prova a motivare il successo della Rooney. La sua forza è la capacità di indagare i rapporti umani. Quel movimento inspiegabile per cui concediamo, la nostra parte più intima, a persone estranee o da poco conosciute.
Paolo di Paolo, da queste premesse, legge un estratto incluso in volume. Un frammento a constatare quanto, tra due amanti, resta incompreso.