Passa il DDL Zan, per la gioia di Fedez e di Chiara Ferragni. 13 favorevoli, 11 contrari, sintomo evidente di una spaccatura in Commissione che, fino a ieri, ha ritardato il più possibile la calendarizzazione del decreto che mira a punire l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo – ci perdoneranno gli “zannini” più accaniti se omettiamo i vari lgbt + / q +; sono diciture extra che non sapremmo in che ordine e come collocare, tuttavia siamo in buona fede.
Alessandro Zan, promotore della battaglia più calda sui social nelle ultime settimane, ha dimostrato di possedere una calma olimpica e una pazienza Zen, contro i cavilli trovati dal Presidente della Commissione Giustizia, Ostellari, che ha rinviato in tutti i modi la programmazione del disegno di legge.
Intanto, nel mare magnum dei social media i ringraziamenti ai Ferragnez si sprecano: tutti quelli che avevano invocato il loro aiuto, ora ringraziano. In effetti, nella società di oggi, dove fare politica significa quasi soltanto comunicare, essi colpiscono nel segno: video su video, parole – spesso costituzionalmente e legislativamente a vanvera – su parole, così i followers vengono sensibilizzati al tema. Che, attenti, non è secondario: la violenza fisica e verbale verso persone di orientamento sessuale diverso, con attitudini differenti e pensieri divergenti è in aumento. Lo racconta la cronaca: l’attivista gay picchiato a Valle Aurelia, la ragazza omosessuale, Malika, cacciata di casa e insultata a Firenze dai genitori.
Un po’ per cavalcare l’onda dei tempi, ammettiamolo, un po’ – soprattutto – perché il tema è di principale attualità, alla fine se ne discuterà in Aula.
Con buona pace, si fa per dire, di Andrea Ostellari, il quale si è auto nominato relatore, ma che per ora non ostacola più.