Verba manent: una questione di rave

Il governo Meloni si presenta col pugno di ferro: già pronta una norma contro i “rave party”, o meglio le adunate numerose, che diventerebbero illegali e per le quali si rischierebbe il carcere. Tutta l’attenzione è focalizzata sul ministero dell’Interno, con un abile Piantedosi pronto a gestire la pressione. Ma altrove che accade? Al Mise? All’Economia? All’energia? Che succede sul fronte rincari?

Queste le domande che il governo dovrebbe porre con trasparenza all’attenzione della collettività, con tanto di risposte e proposte. Perche queste sono le priorità, altro che rave party. Con una indubbia capacità comunicativa, che alla Meloni&Co si riconosce da tempo ormai, la maggioranza è riuscita a far parlare solo di rave, come se quello appena conclusosi fosse l’ennesimo di una lunga serie che ha causato un’emergenza. 

Senza dubbio tali adunanze, oltre che illegittime perché organizzate in violazione della proprietà privata altrui, come spesso accade, hanno al proprio interno un susseguirsi di alcol, droghe e disturbi alla quiete pubblica. E a ciò si aggiunge un decoro che sarebbe bene mantenere non tanto per legge, quanto per pudore generale. Ma su quello, giacché riguardante le sensibilità di ciascuno, che oggigiorno sono piuttosto fragili, si può sorvolare. 

All’estero sono concessi e sono feste famose con turisti provenienti da altri Stati? Probabilmente, più che rave, sono festival minimamente regolamentati e organizzati, con tanto di preavviso. Quello che succede spesso in Italia è tutt’altro. 

Però, occorre sottolineare, la lotta ai rave abusivi non è la priorità. E se il governo Meloni ha voluto far passare questa idea, ha costruito uno specchietto per le allodole. Speriamo che gli italiani, in preda all’euforia per l’apparente pugno di ferro del nuovo governo, non si specchino troppo. 

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