Verba manent: un burattino può essere comunque un signore

Sapevamo già di non risultare simpatici ai nobiluomini dei palazzi europei, così come eravamo consapevoli che loro volessero che l’Italia, terra natale di poeti e conquistatori, fosse una “Italietta”; ma all’indecenza non c’è limite, purtroppo.

L’aula di Strasburgo è stata il teatro della gogna per Giuseppe Conte, processato dai potenti e amareggiato dalle parole di accusa rivoltegli.
Guy Verhofstadt ha definito il nostro Presidente del Consiglio un “burattino”, ossia un uomo vuoto, retto da fili e programmato a comando, privo di personalità, dignità, sentimenti, espressione, ragione e religione. A prescindere dalla sintonia con l’attuale governo, è un vilipendio che non possiamo accettare.
Conte, ad oggi, rappresenta la nostra Italia, la nostra Patria, la terra che calpestiamo e che rispettiamo: è un’offesa per tutti noi.
Allora, Verhofstadt, sappia che un burattino, indipendentemente da chi lo manovri, può essere comunque un signore, benché resti un pezzo di legno.

E Conte, innegabilmente, dimostra di esserlo ogni volta che appare in pubblico.
Un alto politico, che annovera ben dieci onorificenze in carriera, fra cui il titolo di “Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana”, non è scontato che sia un gentiluomo, nonostante i tanti riconoscimenti in bella mostra.
E Verhofstadt, senza dubbio, ha dato prova di scarsa educazione.

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