Nel testa a testa tra giudici italiani e governo, sulla faccenda migranti in Albania, è intervenuto perfino Elon Musk con una dichiarazione al vetriolo sul suo social network “X”. Rispondendo a un tweet di Mario Nafwal, un personaggio seguitissimo sul social, che titolava “I tribunali italiani bloccano il piano di detenzione migranti in Albania di Meloni”, Musk ha scritto che quei giudici se ne devono andare. Una risposta secca che ha scatenato un polverone dalle nostre parti. Alla quale si è aggiunto un altro tweet, in cui il patron di Tesla scrive: “Gli italiani vivono in una democrazia o è un’autocrazia non eletta a prendere le decisioni?”
Da sinistra al centro, si sono levate voci di anti – liberalismo, capitalismo spietato tout court, mancanza di rispetto verso stato di diritto e separazione dei poteri. È intervenuto perfino il Presidente Sergio Mattarella con una dichiarazione fatta ieri. Al netto di uno scontro tra magistratura e politica, che spesso in queste colonne abbiamo raccontato, tuttavia stavolta ci sembra che le polemiche siano eccessive. Elon Musk, oltre a essere il proprietario della piattaforma ove ha scritto, ha il diritto di esprimere la propria opinione sul sistema italiano. Che sia poco informato, che abbia scarsa considerazione della magistratura italiana, si tratta di dettagli rilevanti ma che non gli impediscono di avere ed esprimere un’opinione. È stato di recente nominato da Trump come Responsabile del Dipartimento per l’Efficienza Governativa, dunque rappresenterà un Paese alleato e avrà un ruolo istituzionale, fuori dall’ambito personale e imprenditoriale. Ciò non toglie che possa avere una sua opinione sulla magistratura italiana.
Il problema su cui politica e media italiani dovrebbero concentrarsi non è la dichiarazione di Musk, che ci ha abituato a uno stile sopra le righe, ma sul reale tema della situazione del sistema giudiziario in Italia. L’abbiamo segnalato più volte, ma repetita iuvant: il 45% delle condanne in primo grado finisce poi in assoluzione, dal 1991 al 2022 le vittime di ingiusta detenzione sono state quasi 31.000, per un costo pubblico di quasi un miliardo di euro e circa trenta milioni all’anno in media, la durata media dei processi in Italia è nettamente al di sotto della media europea. Senza contare poi l’argomento delle carceri: il sovraffollamento nelle carceri è arrivato al 131% e sono in aumento i suicidi.
Quanto ricordato è sommario ma dà l’idea, per chi ancora continua a guardare il dito e non la luna, della situazione giudiziaria italiana. Domanda banale ma necessaria: e l’opinione pubblica ancora pensa a quello che dice Elon Musk? Siamo seri, e guardiamo a ciò che accade dentro ai nostri confini. Sogniamo un sistema che ignora – o addirittura, utopisticamente, fa tesoro – le critiche di un miliardario oltreoceano e che invece rafforza i controlli nelle periferie, introduce modelli culturali per i giovani affinché la criminalità giovanile dilagante cessi, aiuta i meno fortunati a capire che la strada porta al carcere e l’educazione apre le porte del futuro.
Questo è il Paese che vogliamo, ma forse è un idillio ancora lontano.