Verba manent: Trump e il sogno coloniale su Gaza


Ci sono confini che la politica non dovrebbe oltrepassare. Il rispetto del diritto internazionale, delle sovranità territoriali, della dignità umana dovrebbe essere un principio saldo, non una variabile di comodo. Ma Donald Trump, ancora una volta, dimostra di non avere alcuna remora nel piegare la realtà ai propri interessi.

Nel suo ultimo video, il tycoon sfrutta l’intelligenza artificiale per trasformare Gaza da un cumulo di macerie a un paradiso del lusso. Grattacieli scintillanti, porti turistici, alberghi di fascia alta: un’operazione di propaganda sfacciata, che ignora la tragedia ancora in corso. La Striscia di Gaza è oggi teatro di una guerra devastante, di una crisi umanitaria che non ha precedenti nella storia recente. Ospedali ridotti in cenere, centinaia di migliaia di sfollati, carestia alle porte. Ma per Trump tutto questo non conta. Conta il progetto, l’immagine, il sogno di un’ennesima operazione immobiliare su scala geopolitica.

Non è solo una questione di cinismo. È un riflesso del suo istinto coloniale, della sua visione del mondo; la sovranità altrui è un ostacolo da aggirare, le tragedie umane un’occasione di business. La ricostruzione di Gaza non è una sua proprietà, non è un affare da chiudere con un rendering patinato. Esistono il diritto internazionale, i Trattati, il principio di autodeterminazione dei popoli. Ma nella logica di Trump tutto questo è secondario: il passato nel real estate lo ha abituato a comprare, abbattere, ricostruire. Peccato che la politica non funzioni così.

Per Trump, invece, la politica è il prolungamento degli affari, un terreno di conquista dove le regole si piegano al volere di chi ha più soldi e più potere. Non è un caso se nel video non c’è traccia concreta della popolazione palestinese, dei morti, delle sofferenze, delle macerie che ancora fumano. Gaza viene presentata come un deserto vuoto, pronto per essere riempito dal sogno americano. Il messaggio è chiaro: questa terra non appartiene a chi la abita, ma a chi può sfruttarla meglio. È una narrazione pericolosa, che spazza via decenni di diritto internazionale.

Sarebbe fin troppo facile liquidare questo video come l’ennesima trovata elettorale. Ma sarebbe un errore. Perché dietro le immagini generate dall’AI c’è un’idea precisa: il potere economico e militare può ridisegnare il mondo a proprio piacimento. È la stessa logica che ha giustificato invasioni, colpi di stato, annessioni forzate. E oggi, mentre Gaza brucia, Trump ci dice che domani sarà un resort di lusso.

Non è una visione del futuro. È una riscrittura distorta della realtà. E chi non la contesta ne diventa complice.

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