Verba manent: storie di droga, storie di baci

Di male in peggio, anzi, dal male al nulla: il testimone della sanità calabrese è passato dalle mani di Saverio Cotticelli a quelle di Giuseppe Zuccatelli, cognomi assonanti, pensieri confusi, se volessimo essere eufemistici.

Dopo che è andata in onda un’intervista a Cotticelli su Rai3, nella quale egli dimostrava di non conoscere il piano anti-Covid della Regione, è giustamente stato sostituito, senza evitare il ciclone mediatico. A sua discolpa, allora, ha affermato di aver avuto un malore, prima di quelle dichiarazioni. “Mi hanno drogato? Non lo so, sto cercando di capire, sto indagando su me stesso”.

Strano, forse il primo caso nella storia delle responsabilità politiche, in cui non solo le autorità indagano sull’imputato, ma anche l’imputato indaga su di sé. D’altronde, chi meglio di lui può sapere se era drogato o meno?

Se non fossimo su un giornale rispettabile, almeno crediamo, pensereste di aver cliccato su qualche sito di bufale, di quelle fatte ad hoc, divertenti e satiriche. Invece no, tutto vero.

Al suo posto, perciò, è stato messo un altro signore, cioè Zuccatelli, già capo dell’Asp di Cosenza, che il 27 maggio riteneva che la mascherina fosse inutile e biascicava come segue: “Per infettarsi bisogna baciarsi con la lingua per 15 minuti”.

Dalla droga al bacio, un’evoluzione ottimistica e per certi versi romantica, se non fosse che i calabresi si aspettano, da persone simili, istituzionalità e sicurezza.

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