Se l’attesa più grande degli italiani era la fine (si fa per dire) dell’obbligo di mascherina, o essi hanno cambiato idea, oppure, giunto il momento di toglierla, hanno deciso di rinunciare alle aspettative di libertà. Il governo ha deciso che dal 1 maggio in certe circostanze non è più obbligatorio indossare la mascherina, come al ristorante, al bar, al supermercato, nei negozi. Eppure tutti, ancora, si aggirano in certi luoghi come se fossimo in piena emergenza pandemica.
Sia chiaro: in alcune occasioni è giusto indossarla, nonché obbligatorio sui trasporti e così via. Chi voglia, poi, tenerla in viso anche negli ampi spazi di un supermercato in orario serale, da solo, può continuare a farlo. Come l’avrebbe potuto fare anche un dentista sbadato, che si fosse dimenticato di toglierla dopo l’ultima estrazione, prima del fatidico 2020. Il tema è questo: ciascuno può fare ciò che vuole. Ma è l’abitudine a preoccupare.
Molte delle persone che colui che scrive ha incrociato, nei giorni scorsi, indossavano la mascherina in maniera scorretta, con una narice sporgente verso l’esterno, qualcuno addirittura sotto al mento. Però la indossavano. Lì sta il problema: stiamo normalizzando ciò che, invece, deve rimanere circoscritto a un momento straordinario. Si possono immaginare i prossimi 5 anni, virus endemizzato, fatti di guanti, dispositivi di protezione, distanziamento fisico e sociale?
Rispettiamo le regole ma poniamoci anche il problema. Solitamente davanti a una situazione anormale si reagisce con misure diverse dal quotidiano. Però poi si torna come prima. Oggi rischiamo di restare così, in un’eterna pandemia psicologica.