I librai, una categoria imprenditoriale in via di estinzione. Quelli che restano, si fanno forza contro i colossi dell’e-commerce, che consegnano ovunque in ventiquattr’ore, in barba al commesso della cartoleria che deve attraversare la città in bici per recapitare il libro ordinato. A Tor Bella Monaca, però, l’ideologia prevale sull’economia. Una scelta di coraggio, apparentemente, in realtà una censura che sta accrescendo assai le vendite del libro incriminato.
Due protagoniste, con in comune solo la coppia di cromosomi xx: Giorgia Meloni, autrice di “Io sono Giorgia”, e Alessandra Laterza, proprietaria di una libreria nella periferia romana, che si è rifiutata di vendere l’autobiografia della Meloni. È nato un caso, che ha spinto ancor più il libro nelle classifiche.
La signora Laterza, la quale si proclama “indipendente”, in realtà fu candidata nella lista del PD con Roberto Giachetti alle elezioni municipali romane del 2016. Che professasse un certo credo politico, non avevamo dubbi. Che, però, facesse muro contro la leader di FDI, nessuno se l’aspettava, in nome di una libertà di espressione e, non da ultimo, di una necessità di fare cassa che oggigiorno nessuno disprezza.
E così la libraia di Tor Bella Monaca si specializzerà nella vendita di saggi sul marxismo e di biografie di grandi politici della Sinistra del passato – perché, nel presente, i grandi scarseggiano un po’ ovunque. Tra “Il Capitale” e “Io sono Giorgia”, è difficile dubitare del maggiore successo dell’uno rispetto a quello dell’altro. D’altronde, augurare alla Meloni lo stesso successo, seppur soltanto editoriale, di Karl Marx, significherebbe ferirla nel profondo.
Lungi da noi ferire qualcuno. Diciamo che, democristianamente, ci limitiamo a suggerire di leggere. Poi, a ciascuno le proprie letture.
De gustibus non disputandum.