Verba manent: (Pos)so pagare come voglio?

Se, come afferma Salvini, chi paga un caffè con la carta è “un rompiballe”, allora si potrebbe dire che chi fa la guerra ai pagamenti elettronici è un primitivo. E chi negli slogan incentiva il turismo nel Paese più bello del mondo, mentre sottovoce sostiene che tutto debba essere pagato in contanti, è doppiamente bugiardo. In primo luogo perché all’estero, beati loro, la pensano diversamente e sono abituati a comportarsi di conseguenza: per un turista inglese pagare un caffè con carta di credito al bar è normalità; gli suonano strani, invece, gli insulti del barista che ancora crede di vivere negli anni ottanta. E poi perché nel XXI secolo, con un mondo nel pieno del progresso tecnologico, dove la materialità si va riducendo sempre più, pensare di ostinarsi sul cash è fare politica col paraocchi. 

La domanda da porre a un governo/maggioranza di presunti liberali sarebbe questa: posso pagare come voglio? In carta o in contanti, purché paghi. Il vecchio motivetto “meno Stato nel privato” è oggigiorno assai attuale in tema. Perché mai lo Stato deve decidere quale sia la soglia massima dei contanti, o quella altrettanto massima entro la quale un esercente non è obbligato a farmi pagare in carta?

Sembra che il tema “Pos” sia il nodo principale del governo – peraltro l’Ue ha già dichiarato che il limite dei 60 euro per i pagamenti in carta è inammissibile. Per il bene dei cittadini, e la salute del governo, sarebbe opportuno che l’esecutivo abbandoni certe tematiche, che non sono neppure così tanto di bandiera. Se volesse davvero sorprendere gli italiani, che da anni subiscono le ingerenze dello Stato in ogni piccolo aspetto della loro vita, dovrebbe lasciare libero chi vuole spendere. Purché non sia nero, va bene qualsiasi moneta. L’economia non riparte coi limiti. 

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