Verba manent: non importa di Barbara Balzarani, ma di chi ancora oggi la apprezza

Barbara Balzerani forse non è un nome universalmente noto, è lecito che alcuni possano averne ignorato l’esistenza su questa terra. Se non fosse che sia stata una terrorista, brigatista e partecipe del sequestro Moro, sarebbe stata una donna come le altre. Questi particolari, però, hanno marchiato indelebilmente la sua esistenza. Balzerani è morta senza mai pentirsi di quello che ha fatto – nel 2018 su Facebook scrisse un post, volutamente ironico, in cui si riferiva con indecenza al quarantennale anniversario di via Fani.

Tuttavia, Barbara Balzerani è morta con il clamore con cui sono morti altri terroristi come lei, Prospero Gallinari, Riccardo Dura, Alessandro Alibrandi e via proseguendo (la lista è lunga). Si è ricordato quanto drammatico fosse quel periodo, si è pensato alle vittime, si sono narrate memorie storiche di quegli anni. Il fatto grave è che qualcuno, ancora oggi, e a maggior ragione se appartenente al gotha intellettuale, rivendica quei valori. È il caso della professoressa Donatella Di Cesare, docente della Sapienza e ospite di La7, che in un tweet (poi rimosso, “sono stata fraintesa” sic!) ha ricordato la brigatista: “La tua rivoluzione è stata anche la mia”. 

In questa faccenda, rilevano alcuni punti, al di là dello sgomento che sorge leggendo un endorsement di tal genere. In primo luogo, l’evidente incompatibilità della professoressa Di Cesare con la presenza stabile, in un contesto di informazione democratico, in un’emittente di prim’ordine che si occupa di informazione e approfondimento per il grande pubblico. I requisiti etici che dovrebbero essere richiesti per la presenza televisiva imporrebbero all’editore di interrompere la collaborazione con la professoressa, giacché un’affermazione di quel tipo è incompatibile coi valori democratici della televisione d’informazione. Ma soprattutto, in secondo luogo, è centrale il tema dell’insegnamento. È meschino sostenere che l’etica professionale sia separata dalle idee personali, perché questo assunto è suscettibile di divenire causa di giustificazione per tutto. Sei un’insegnante tutta d’un pezzo? Se sì, puoi liberamente affermare in pubblico che la tua rivoluzione era quella che voleva una terrorista. Eh no, signori; le idee sono radice di comportamento. Qui non si discute nella pratica il tipo di insegnamento della professoressa, ma si ragiona a priori: si anticipa la tutela della libertà di apprendimento degli studenti alle riflessioni – anche personali – di chi è preposto a formarli. Non dimentichiamo che il professor Bassani, dell’Università “La Statale” di Milano, è stato sospeso per un mese e gli è stato congelato lo stipendio per aver condiviso una battuta su Kamala Harris.

In questa sede non si fa un processo alle idee, ma alle pratiche che da quelle idee potrebbero discendere. Non c’è punizione legale, ovviamente. Dovrebbe già esservi, generalmente accettata, quella morale; ma ancor più, le persone dovrebbero convenire che un messaggio simile è irrispettoso per le vittime, indecoroso per la professionalità di chi lo scrive e pericoloso per la formazione di chi riceve insegnamenti da quella fonte. 

1 commento

  1. Caro Domenico, chi come me, purtroppo per ragioni anagrafiche, ha un tristissimo ricordo degli anni di piombo ivi compreso il nome della Balzerani e che, contemporaneamente, mal sopporta la presenza in video della Di Cesare fin dai tempi delle sue esternazioni filoputiniane, non può che apprezzare e condividere le tue parole.

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