Nessuno dovrebbe mai morire. A suo modo, ognuno è necessario alla sopravvivenza della nostra terra, della nostra società. Si nasce con una sola certezza: così come tutto inizia, tutto finisce. Nell’antichità, gli uomini dicevano che noi “veniamo al mondo nel sangue e moriamo nel sangue”, giacché c’era l’idea che una vita senza combattimenti nell’arena e nel campo di battaglia non fosse degna di essere vissuta. Nell’ottica della guerra, il ragionamento era corretto.
Oggi, però, nessuno dovrebbe morire. E soprattutto, dei bambini non dovrebbero scomparire in mezzo a dei boschi di montagna, contro delle barriere frangivento, sulle piste da scii. La villeggiatura è divertimento, non pretesto di morte. La spensieratezza d’infanzia si è sciolta fra la neve, e con essa le lacrime dei cari, di tutti. Se quella mattina Camilla (schiantatasi contro una barriera di legno pochi giorni fa) fosse rimasta a dormire, coccolata dalla dolcezza, anziché salire sugli impianti, nulla sarebbe accaduto. Spesso, quando in tv la voce del conduttore racconta simili accaduti, noi neanche sussultiamo. In fondo, ogni anno qualcuno muore in montagna, è normale.
È normale, sì, essere felici in vacanza. Non è normale morire mentre si è felici.
Che la vacanza di Natale, per chi se n’è andato via con essa, possa essere una bellissima vacanza in eterno.
Nella vita si muore, anche senza motivo. Eppure nessuno dovrebbe mai morire.