Si può provenire da estrazioni politiche diverse, si possono avere idee differenti sull’Europa e sulle sue politiche, ma c’è un limite che non andrebbe superato: quello della strumentalizzazione. Eppure, Giorgia Meloni lo ha oltrepassato, dichiarando che l’Europa di Ventotene “non è la mia Europa”.
Un’affermazione grave, perché Ventotene non è solo un luogo, né soltanto un pezzo di storia. È il simbolo della visione europea nata dalle macerie della Seconda guerra mondiale, il punto di partenza di un’idea politica che ha garantito decenni di pace e stabilità. Il Manifesto di Ventotene, scritto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, è la radice della costruzione europea, il fondamento su cui si basa l’Unione che oggi conosciamo. Si può discutere su come quell’ideale sia stato declinato nel tempo, sulle sue evoluzioni e imperfezioni, ma non lo si può rinnegare. Oggi quello che serve è un’Unione coesa, che abbia una difesa comune, ovvero ciò che negli anni ha sempre evitato di costituire. Tempi difficili, in cui l’alleanza atlantica barcolla, l’America guarda ai suoi interessi più di quanto abbia fatto in passato e gli Stati europei, temendo che il supporto USA possa venire meno, sono costretti a fare squadra.
Ventotene non appartiene a una parte politica. Non è “di sinistra”, né di un’élite culturale o di una visione ideologica ristretta. È di tutti. È di chi crede che l’Europa non debba essere solo un’unione economica, ma un progetto politico comune. È di chi riconosce che la sovranità nazionale e la cooperazione tra Stati non sono in contraddizione, ma due facce della stessa medaglia. È di chi comprende che, senza un’Europa forte e coesa, ogni Paese sarebbe più fragile e isolato.
Anche nella Bibbia si possono trovare passaggi che oggi hanno perso attualità, eppure resta un riferimento religioso. Così come la Costituzione italiana, che può essere aggiornata ma non cancellata. Allo stesso modo, il Manifesto di Ventotene rimane un riferimento politico e culturale imprescindibile, un’ispirazione per chiunque creda nella necessità di un’Europa unita e solidale.
Giorgia Meloni, ieri, ha parlato da leader di partito, non da Presidente del Consiglio. Ha scelto di piegare un principio fondante dell’Europa alle esigenze della sua narrazione politica, dimenticando di rappresentare non solo una parte, ma un intero Paese. L’Italia è tra i pilastri dell’Unione Europea, ne ha scritto la storia e ne è protagonista. Non può permettersi ambiguità, né passi indietro su valori che la identificano da sempre.
Ventotene non è un’opzione. È un’eredità, un impegno, un’idea che ha dato forma all’Europa e alla nostra democrazia. E chi governa l’Italia dovrebbe saperlo.