Verba manent: Mattarella e l’ira russa

Quando la verità disturba, i regimi reagiscono sempre allo stesso modo: con la minaccia. La Russia di Putin non è un esempio di equilibrio istituzionale, pace e diplomazia; è esattamente l’opposto. Tuttavia, non si era mai scagliata così direttamente contro il nostro Paese. Di recente, l’ha fatto contro il Presidente Mattarella. 

Durante la sua lectio magistralis a Marsiglia, Sergio Mattarella ha paragonato l’invasione russa dell’Ucraina all’espansione del Terzo Reich. Un parallelo storico pesante, ma non certo campato in aria. L’idea che un regime autoritario invada territori sovrani per annetterli con la forza richiama dinamiche ben note alla storia del Novecento. E non pensiamo solo all’Ucraina, ma anche al Donbass e alla Crimea.  La reazione di Mosca è stata immediata. Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, ha parlato di dichiarazioni “inaccettabili” e di “conseguenze” per l’Italia. Minacce velate, o forse nemmeno troppo.

Ma davvero c’è da stupirsi? Il Cremlino, da anni, segue lo stesso copione: distorcere i fatti, riscrivere la storia, accusare chiunque osi metterne in discussione la narrativa ufficiale. Peccato che la storia non sia un’opinione. L’aggressione all’Ucraina ha già ridisegnato con la forza i confini europei, riportandoci indietro a un’epoca in cui la potenza militare si imponeva sul diritto internazionale.

La domanda vera è un’altra: cosa farà l’Italia? Perché a colpire, più che l’ira russa, è il silenzio di molti nel nostro Paese. Il dibattito si è acceso più sulla reazione di Mosca che sul contenuto delle parole di Mattarella. C’è chi minimizza, chi invoca la diplomazia, chi preferisce non esporsi. E chi, come sempre, ripete il vecchio mantra del “né con Putin né con la NATO”.

Ma l’ambiguità non è neutralità. La storia insegna che i regimi autoritari prosperano proprio grazie a chi preferisce stare a guardare, per paura di prendere posizione. Mattarella ha fatto il suo dovere: ha chiamato le cose con il loro nome. Ora spetta all’Italia decidere se sostenerlo con fermezza o lasciarlo solo, esposto agli strali di una Russia che non tollera voci fuori dal coro.

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