C’è il fondo di recupero, dopo una trattativa lunga e difficoltosa. Una battaglia si è conclusa, tutto sommato neppure malamente, un’altra dovrà essere intrapresa al più presto: trovare il modo di spendere i soldi e farlo in fretta. Ecco la parte più complicata, mettere d’accordo maggioranza e opposizione e, soprattutto, adoperare oculatezza nel destinare quei miliardi. La crisi da coronavirus è senza precedenti, tale deve essere la risposta.
Dal punto di vista politico, l’accordo sul Recovery ha generato un mix di amarezze tra i partiti avversi al governo e perplessità fra i commentatori. Conte ha vinto, Conte ha perso.
Poco importa, se a cuore c’è prima l’interesse dello Stato e solo poi quello della strategia politica. Non è un mistero che, dopo i giorni scorsi, il premier abbia acquisito un poco di credibilità in più agli occhi del popolo.
Forse l’opposizione, a suon di slogan del tipo “è un nuovo Mes”, non comprende che in tale maniera il terreno intorno a Conte è spianato e quello attorno a essa è bruciato.
Si vuole combattere politicamente il leader della maggioranza? Si punti a costruire credibilità, anziché maturare consenso sul vaniloquio. Gli italiani, prima o poi, in verità più poi che prima a giudicare dalla storia, si accorgono dei misfatti.
E bastonano, com’è giusto che sia.
Per arginare la recessione economica, serve unità tra gli schieramenti e consapevolezza che la partita non è conclusa, bensì appena iniziata.
È il giro di boa dei capipopolo, è l’ora dei fatti. È l’Italia al fischio d’inizio.