La politica cede spazio alla cronaca, ai dettagli coniugali, al gossip. A volte, è la politica stessa a essere gossip, perché una narrazione riflessiva e critica annoia; è passato di moda il giornalismo d’inchiesta, quello fatto con inchiostro e su carta. I social media rendono tutti patentati ricercatori di notizie, con la differenza, non da poco, che chi faceva inchieste era competente e preparato, oggi chiunque può farlo, ma rimane improvvisato.
Il preambolo per arrivare alla settimana: Fedez, Ferragni e Rita de Crescenzo. I protagonisti del dibattito dell’ultim’ora; due già noti e ricorrenti, una che si è presa la scena forse inconsapevolmente. Partendo da una domanda, possiamo arrivare a ragionarci su: perché quando la cronaca rosa (o grottesca, o entrambe insieme) esplode, tutto il resto sembra fermarsi? Eppure non c’è terra arida intorno al governo, alla politica internazionale, all’economia e via esemplificando. Massimo Giletti invita la de Crescenzo nel suo programma di approfondimento, Fabrizio Corona domina i trend mediatici con il caso post-Ferragnez. Tutto il resto dove viene seppellito?
A ben pensarci, Rita de Crescenzo non è così diversa da Chiara Ferragni, benché le evidentissime disparità tra le due donne possano far risultare il contrario. È proprio nella loro diversità che sta il fattore comune: prima l’una, poi l’altra, rappresentano una parte di popolo. Popoli differenti, in alcuni casi opposti, da un lato “il circolino” (sfidiamo chiunque legga a dirci che non ha capito il termine scelto), dall’altro la gente normale, quella che pur di disperdere la noia è disposta a raggiungere una meta senza alcun motivo, soltanto perché qualcuno simpatico gli ha detto di farlo. È un po’ quello che faceva Chiara, suggerire agli altri cosa fare. È l’influencer, che letteralmente ha influenza sugli altri. Oggi è un lavoro, ma in politica di influencer ce ne sono tanti, che hanno trasformato il vecchio incarico del politico (quello dei territori, quello del porta a porta) in un individuo influente sui propri elettori a tutto tondo.
E poi l’atavica disputa tra chi è il carnefice e chi la vittima: Fedez o Chiara? Chi ha ferito per primo e chi dunque si è vendicato? Chi Davide e chi Golia? Può far sorridere, ma è esattamente ciò di cui la gente vuole sentir ragionare, stanca dei soloni, dei giornalisti retrò, di una politica troppo spesso promettente e poco spesso concreta. Non c’è un colpevole, i tempi cambiano e si assecondano. Se i cicli della storia si ripetono, forse avremo di nuovo gente in piazza per rivendicare i propri diritti, che non siano strumentalizzati da qualche ideologo, ma sinceramente animati da passione civica.
Oggi va così, accontentiamoci, ma non distogliamo lo sguardo dalla realtà: anche casi come questi insegnano qualcosa. Trovando l’insegnamento, otteniamo un fine da non perseguire; magari, così, torneremo a parlare di argomenti di un certo spessore, ma soprattutto utili al futuro della collettività.