Verba manent: la leva obbligatoria è anacronismo politico

Se si candida un generale dell’esercito, oggi sospeso, alle elezioni europee, si deve necessariamente corredare la propria proposta politica con una promessa dal sapore militare? Sembra che Salvini abbia pensato esattamente questo, quando ha dichiarato pubblicamente di essere al lavoro per una legge che prevederebbe la leva militare obbligatoria per ragazzi e ragazze. Sei mesi di “dovere civico”, in una società globale che progredisce, dove il militarismo diventa sempre più de-umanizzato, mentre l’Italia pare voglia tornare indietro. 

Guido Crosetto, dalla Difesa, è stato chiaro e ha precisato che oggigiorno la formazione militare deve essere professionistica, gli eserciti, tanto per le missioni difensive quanto per quelle di supporto, hanno bisogno di personale specializzato, non di giovanotti che hanno finito da poco la fase della pubertà. Il tema, se volessimo restare nell’ambito della riflessione militare, e accantonare l’aspetto puramente anacronistico della proposta, riguarda lo sviluppo dell’arte della guerra: oggi si utilizzano droni, sistemi offensivi e di spionaggio a distanza, tecnologia, computer, hacker. Se non fosse oscurato dalla situazione critica che vive nel suo partito, e dalla perenne campagna elettorale, Salvini dovrebbe capire che aggiungere uomini agli eserciti non serve a niente. E non serve neanche indorare la pillola sostenendo che è un “dovere civico”, che responsabilizza le nuove generazioni. I giovani hanno bisogno di opportunità, di studiare nelle migliori università, di avere accesso alle carriere senza disparità di genere ed economica; altro che vivere sei mesi dentro una caserma. 

Peraltro, a dirla tutta, abbiamo avuto la leva obbligatoria per più di cent’anni, fino al 2004. Ma erano tempi diversi, anche gli stessi anni Duemila, agli albori, erano molto differenti da quelli di oggi. Sarebbe folle e cieco, politicamente, riportare in auge un obbligo vecchio, a-temporale e improduttivo di benefici per la collettività. Una società acquista senso civico quando i suoi componenti assumono una consapevolezza etica fondata sullo studio, sulla competenza, sulla carriera. 

Ma finché la politica non lo capirà, saremo sempre il Paese dal potenziale non sfruttato. 

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