Verba manent: la distanza tra il fare e il parlare

In gergo si potrebbe affermare che il centrodestra, dopo le elezioni, veda i “draghi”.  Senza tuttavia capirne il volo e il soffio potente. La coalizione, sconfitta 1-14 nelle principali città italiane, deve rivedere assai il proprio modo di fare e di comunicare la politica. Un esempio, da prendere in considerazione, l’avrebbe in casa. O meglio a Palazzo Chigi – dove però non siede la Meloni, ma senz’altro non le mancherebbe il modo per emularne il modus operandi. 

Mentre i partiti discutono, litigano, riesumano fascismo e comunismo facendone un motivo di scontro imprescindibile, Mario Draghi lavora. Una differenza sottile, ma ben visibile. Avete mai letto un’intervista rilasciata dal premier ai giornali o l’avete mai visto in qualche salotto televisivo? Risposta negativa, altrimenti avreste sognato. La strategia del premier nei confronti dei partiti è un mix tra concessioni futili e indifferenza: Salvini chiede di incontrarlo una volta a settimana, lui, da galantuomo qual è, accetta, ma non gli dà mai ciò che veramente vuole; d’altro canto, verso le facezie odierne del dibattito politico, egli mostra indifferenza. Come se dicesse: “Fate pure, divertitevi, io penso a lavorare”. 

Forse è anche per questo che alle frange no-everything Mario Draghi non va a genio. Oltre a non ascoltare minimamente le teorie sul complotto del “Grande Reset”, non è gradito perché è un uomo del fare, disinteressato alle scaramucce, a loro invece molto simpatiche. E un presidente siffatto fa paura, poiché è ineluttabile, rispetto a chi invece guarderebbe di buon occhio, anche sullo scranno più alto di Palazzo Chigi, le loro richieste più strane. 

Se il centrodestra vuole riprendere terreno nella politica cittadina, deve invertire la rotta della strategia. Guardare a Draghi significa dire una parola in meno e pensare a proposte serie un giorno in più. Sembra un’equazione molto semplice. Anche perché la pandemia ha cambiato molto gli italiani, i quali, alla luce della precarietà dei rapporti sociali e della vita, propenderanno sempre più per l’analisi delle cose, non per slogan. 

Accorciare la distanza tra il fare e il parlare, questa è la tattica vincente. 

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