Ridere nonostante la guerra e rispondere alle bombe con un sorriso. L’idea di un papà, Abdullah al-Mohammad, per preservare la sua Selva dal terrore: ad ogni esplosione chiedersi “sarà un proiettile o un aereo?” e comunque rispondere con una risata amorevole. “Un aereo”, dice la bambina, “Sì, e quando arriverà, rideremo”, replica il padre. Il video, che ritrae la piccola seduta sulle ginocchia paterne in casa, è divenuto virale e ha commosso il web.
In Siria si muore ogni giorno, si vive nel fuoco delle bombe sganciate dagli aerei, che uccidono militari e civili, con la complicità silenziosa del potere. I bambini siriani non hanno futuro, vivono solo del presente più ingiusto che potessero avere in sorte. Francesca Borri, nel suo “La guerra dentro” (Bompiani, 2014), scriveva di bimbi siriani vestiti di pelliccia di gatto. Sì, pelliccia, perché la carne era servita ad altro. Rispetto a qualche anno fa la situazione non è cambiata granché. E tutto, anziché fare eco, tace.
Selva ride, innocente, e non sa che quello scoppio potrebbe sottrarla al mondo. Selva, del resto, non ha bisogno di saperlo. Basta ridere. Ridere ogni giorno che passa.