Verba manent: il re persiano che risparmiò la basilica della Natività 

Nell’epoca dei social, del black Friday e del marketing, il senso del Natale si è un po’ perso. L’attesa delle festività è diventata ormai una trepidazione consumistica, e l’arrivo di esse l’atto finale del consumo. Bene, perché la macchina economica non deve essere svuotata del carburante. Sarebbe altrettanto opportuno, però, fermarsi e riflettere su quale direzione stiamo prendendo noi e la società che ci riunisce. 

Nel 614, a Betlemme, in Terra Santa, accadde un fatto straordinario. I persiani stavano mettendo a ferro e fuoco chiese e monasteri nel territorio dell’attuale Palestina, tuttavia davanti alla basilica della Natività decisero di fermarsi. Con l’esercito schierato e i soldati pronti a incendiare anche quel monumento intriso di significato religioso, il re Cosroe II non diede subito il segnale, ma osservò la facciata della basilica. Lì riconobbe raffigurati i Re Magi vestiti con abiti persiani, gli stessi costumi che il suo popolo quotidianamente indossa. Colpito da questa scena, il re decise di salvare quel tempio di cristianità. 

La morale di questa storia ci lascia un insegnamento prezioso: quel re militare e sanguinario riconobbe nel nemico un amico, un simile; riconobbe il suo stesso popolo. E decise di risparmiarlo. A volte, infatti, nella quotidianità capita di lasciarsi prendere dalla foga e di non pensare oltre ciò che si ha in mente di fare. I nostri tempi, in un mondo aperto e quasi più senza frontiere, ci mettono davanti a esempi di diversità sempre nuovi. La differenza non sta nel colore della pelle, nel credo che si professa, nell’identità sessuale o nell’ideologia politica; sta in come noi ci approcciamo ai tipi di diversità. È semplice: la differenza la creiamo noi, ogni volta che giudichiamo e ogni volta che per fini personali approfittiamo del nostro giudizio. In fondo, qual è la matrice atavica del conflitto israelo-palestinese? O di quello russo-ucraino? Vittime su vittime, esuli, terre devastate soltanto per arbitrio eccessivamente pretestuoso e diversità generate a tavolino.

Siamo convinti che il Natale abbia un significato intrinseco per nulla suscettibile di valutazione economica. È il sostrato di tutto ciò che noi aggiungiamo sopra e consideriamo esclusivamente, senza badare a ciò che sostiene l’impalcatura a cui noi teniamo. L’esempio del re persiano non è leggenda risalente a oltre 1400 anni fa. È invece un comportamento etico e farne tesoro oggi, in questo nostro tempo, sarebbe un bel regalo.  

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