Scuola elementare, primo giorno di lezione, grammatica: se non scrivete “ha”, voce del verbo avere, con l’ “h”, commettete un grave errore che denota ignoranza inescusabile. Di ignoranza, propriamente, è intrisa quella manifestazione a cui abbiamo assistito in occasione della commemorazione delle vittime di Acca (sì, senz’acca stavolta) Larentia, da parte di una schiera di neofascisti.
Saluti romani a raffica e cori che ricordano, senza ambiguità, il Ventennio. È così, come ogni anno, che si è svolta la parata degli ultrà nostalgici, riunitisi con l’intento di ricordare le vittime della strage pluriomicida avvenuta a Roma nel 1978, che ebbe come vittime due giovani del Fronte della Gioventù. Un attacco che ancora oggi, purtroppo, non ha conosciuto giustizia; ciò non esonera, però, chi decide di ricordare le vittime in modo contrario alla legge – c’è il reato di apologia, se qualcuno l’avesse dimenticato – dall’essere identificato, denunciato e processato. Tant’è che le denunce sono per ora 5, mentre gli identificati molti di più.
La questione ha avuto forte risonanza mediatica, strumentalizzata dalle opposizioni per fare pressione sul governo Meloni. Che viene accusata di non aver preso pubblicamente le distanze da quanto avvenuto: in effetti, la premier non ha ancora parlato nel merito della vicenda. Eppure il caso è molto politico, giacché mette in imbarazzo un partito, Fratelli d’Italia, che ha raccolto l’eredità della destra post fascista ma che, parimenti, nei suoi alti ranghi ha deciso di discostarsene negli ultimi anni. Episodi come questo, così come il caso Pozzolo, che oltre alla faccenda dello sparo in passato non aveva nascosto tendenze nostalgiche, minano la credibilità del partito di maggioranza. La “nuova destra”, per l’appunto, dovrebbe essere moderna, anzi avanguardista, dimentica del trascorso negativo che fa parte della propria storia, dalla quale avrebbe dovuto prendere le distanze ab initio. Fa riflettere come si assista, ogni tanto e un po’ alla volta, ad affermazioni di distanza dall’eredità storica della destra da parte di esponenti di spicco di FDI. Il motivo è di facile intuizione: c’è la consapevolezza che ancora una discreta fetta di elettorato nutre simpatie passate e avversarle pubblicamente allontanerebbe costoro dal voto verso il partito.
La domanda, tuttavia, dovrebbe essere questa: ma davvero il partito che ha portato la prima donna a Palazzo Chigi nella storia repubblicana (non dovrebbe essere una notizia sconvolgente, purtroppo in Italia lo diventa) deve ancora alimentarsi grazie a gruppi di post fascisti? È anti storico, oltreché inutile. Ne potrebbero fare a meno, spostandosi così su posizioni più liberali e, soprattutto, togliendosi di torno l’indiretta responsabilità di episodi come quelli di cui stiamo tanto parlando. Priverebbero perfino le opposizioni del noioso e volgare epiteto: “fascisti”.
Giorgia Meloni, che è donna intelligente, dovrebbe riflettere su certi aspetti. Ne gioverebbe lei, il partito e la credibilità del Paese che sta guidando.