Dopo quasi 10 anni di assenza, Beppe Grillo è tornato in tv con un’ospitata show nel salotto di Fazio. L’ha fatto in un modo bizzarro, che ha attirato tutto il centrodestra nella trappola: “Sono il peggiore, ho peggiorato l’Italia”.
Appena pronunciate queste parole, insieme ad altre affermazioni come “Conte era perfetto per la politica perché parlava e non si capiva”, la gioia era tanta negli esponenti più social della destra politica e giornalistica. Sembrava che finalmente il Movimento fosse fallito (invece sembra abbia ancora buoni consensi e la partecipazione alla manifestazione del PD a Roma è stata azzeccata), che Grillo si fosse redento e che finalmente avesse ammesso tutti i suoi errori. Nessuno, però, si è reso conto dell’ennesima burla di un comico provetto. Quelle parole sono tratte dal suo spettacolo “Sono il peggiore”, che furbamente sta pubblicizzando. L’ha definito “lo spettacolo delle rivelazioni”, ma non è difficile supporre che tutto è ben inserito nella farsa da palco che Grillo porta in scena. Nessuna rivelazione, nessuna ammissione.
Beppe Grillo, senza la politica, sarebbe stato per sempre un comico da scena. Dopo la vincente esperienza del Movimento, è diventato un comico da agorà, ma non ha mai perso i tratti distintivi del suo lavoro. Tant’è che non è mai stato frontman del partito, ha sempre affidato a qualcuno, un po’ più avveduto di lui in politica, le redini della biga. Lui restava fuori, faceva il dissidente, poteva permettersi sproloqui e ragionamenti da finto estraneo. Oggi pare abbia lasciato la politica. Il suo partito è diventato uguale agli altri nei modi, nelle gerarchie, nelle strategie e nelle divisioni interne. La sua creatura si è normalizzata da tempo, guidata da un professionista della politica (sì, quella fatta di sotterfugi, retorica e illusioni) come Giuseppe Conte.
Forse gli importa solo della vicenda giudiziaria del figlio, visto che, probabilmente, le uniche parole dette da Fazio, sincere e non studiate a tavolino, sono state quelle contro Giulia Bongiorno, colei che “fa i comizietti davanti ai tribunali”. O magari colei che per merito è ritenuta uno dei migliori avvocati in Italia, relatrice del Codice Rosso a tutela delle donne, senatrice, presidente della Commissione Giustizia, ex ministro (con Conte). Ciascuno la giudichi come vuole, ma per quello che fa. A Grillo va poco a genio perché difende la presunta vittima dello stupro che avrebbe commesso suo figlio. La giustizia farà il suo corso.
Noi rileviamo ancora una volta quell’ipocrisia che ha portato Grillo al picco dei consensi col suo partito, ma che l’ha sempre contraddistinto. Gli italiani erano disamorati, hanno tentato il cambiamento, poi si sono accorti che nulla stava cambiando. Oggi il fondatore se ne sta fuori, dopo che la sua creatura, veramente, qualche danno l’ha fatto. Più nel metodo, che nello specifico. Ha convito troppa gente che basta essere indagato per essere colpevole, che è sufficiente ricevere sussidi per vivere senza lavorare, che la meritocrazia è solo una bella parola. Dopo tutto ciò, davvero qualcuno ha creduto alle sue ammissioni in prima serata?