Il prescelto dalla critica mediatica dei giorni scorsi è stato Giuseppe Conte, criticato per aver scelto Cortina come meta di vacanza. Non solo critiche politiche, ma contro di lui si è riversato anche il mondo del gossip, quella parte del giornalismo più attenta ai vezzi delle persone famose, alle quali non risparmia nulla.
Si è detto che un capopopolo di sinistra non può andarsene nella perla delle Dolomiti, in mezzo a imprenditori, industriali e politici di destra (praticamente in quota respirava la stessa aria di Daniela Santachè). Da una parte, un aizzatore delle piazze, che sta facendo del reddito di cittadinanza l’ultima ancora in grado di tenere in vita il suo partito, per coerenza farebbe bene a dare meno all’occhio. Dall’altra, però, è pure giusto che chi guadagna spenda i suoi soldi dove vuole; soprattutto dove il contesto gli dà più possibilità di starsene comodo e felice.
Sinceramente, Conte può trascorrere le vacanze dove preferisce, senza che il suo appellativo “avvocato del popolo” cambi in “difensore dell’élite”. Aldo Moro andava in spiaggia in giacca e cravatta, eppure nessuno, oggi, si sognerebbe di definirlo snob, perché erano semplicemente “altri tempi”. Ebbene, anche oggi, rispetto ad allora, sono altri tempi; i tempi del post-populismo, che tuttavia ha marcato profondamente la società, tanto da diventare difficile da estirpare col tempo. Perciò Giuseppe Conte, che sotto l’egida del trasformismo ha nascosto l’essere fomentatore del popolo, quindi populista, può proseguire nell’incoerenza. Nessuno, che abbia un po’ di senno, lo giudicherà seriamente per dove passa le vacanze.
Se, però, usasse un po’ più di tatto quando parla alla pancia di gente disperata, sarebbe cosa gradita. Perché l’astio delle persone in difficoltà, senza troppa fatica, può degenerare. Con gravi problemi per la salute del Paese.