La città di Troia è messa a ferro e fuoco, fuggono anche gli eroi. Enea cerca riparo lontano dalla fortezza espugnata con la furbizia di Ulisse, ma non dimentica la sua famiglia, ovvero suo padre e suo figlio, Astianatte.
L’immagine che Virgilio ha tramandato alla memoria solida della storia ricorda il dramma dell’Italia di oggi. In tutti gli ospedali e i luoghi del Paese in cui il confine tra la vita e la morte è sottile, c’è Enea, vestito di camice bianco, che porta sul dorso la consistenza di tante vite trapeziste in equilibrio sul filo di un circo nero.
Insieme al figlio, c’è il padre, Anchise, avvolto in una bandiera tricolore. L’Italia dei tempi che corrono è sorretta da tutti quelli che, in prima linea, cercano di salvare la terra dalle fiamme di Troia. Che siano essi medici, infermieri, giornalisti, lavoratori, ricercatori: il mito di Enea e la sua umana pietà siano per loro forza e conforto.
Per quanto ci riguarda, il comandamento in questi giorni duri è uno solo, ma il più difficile da mettere in pratica, un verbo che significa tanto sacrificio quanto speranza: gravarsi.
Caricare, cioè, sulle proprie spalle il peso degli altri e proteggere il refolo della loro vita dalle tempeste dei cieli. Proprio come fece Enea, in fuga da Troia, con suo padre, Anchise.
Un confronto perfetto, fatto con estrema eleganza e ricercatezza.
Un preciso uso della metafora . Si attaglia perfettamente al dramma che stiamo vivendo.
Una metafora più che adatta a descrivere il nostro dramma. Succinta ma ,ampiamente esaustiva narrazione.👏