Mentre durante i mesi di lockdown eravamo offuscati dal fatto che tutti fossero diventati virologi, oggigiorno possiamo stare sereni: chi parla, almeno, racconta di sé.
In altre parole, è finito il tempo in cui tutti pontificavano sulla scienza del virus, forse perché la moda è passata (semmai si preferisce diventare abili statisti e giudicare, ciascuno a modo suo, quando dovrebbe finire lo stato di emergenza).
Tuttavia, c’è ancora chi parla in prima persona e nega la tragicità del coronavirus, vantandosi perfino di averne violato le disposizioni a contrasto.
Lo fa un politico? Pazienza, è sempre campagna elettorale, bisogna dire alla gente ciò che le piace.
Se lo fa un vip, come Andrea Bocelli, il problema cresce in gravità, giacché un uomo siffatto gode di una popolarità travolgente e le sue parole potrebbero essere prese a esempio.
Si torna al solito, sempreverde, discorso: Bocelli canta bene? Sa di musica? Sì, ma discuta di quello, senza entrare in temi a lui oscuri.
Chi lo ha insultato, a seguito delle sue dichiarazioni, però, va condannato.
Non c’è giustificazione all’aggressività verbale.
Tuttavia, chi prende a pretesto le offese da Bocelli ricevute per mettere in secondo piano le sue terrificanti parole, è ancora peggio di chi lo ha vituperato.
Anche i bravi stonano. E stonano più facilmente quando cantano una canzone che non gli pertiene.