Era il 2015, ma i social network non perdonano niente. “Roma: domani piove. Gonfiate i gommoni!” twittava Virginia Raggi, menzionando peraltro Marcello De Vito, che oggi sta dall’altra parte dell’aula, comodo tra i nuovi colleghi di Forza Italia. Virginia, i gommoni li abbiamo gonfiati, ma non sono bastati.
Al caos urbano di ieri, con zone allagate e inagibili, si è aggiunta anche la classe dei commentatori e giornalisti che ha convertito il termine “allagamento” con l’ambigua espressione “bombe d’acqua”. Come per dire: le bombe sono imprevedibili, metterebbero in ginocchio anche la viabilità della città più all’avanguardia del mondo. Eh no, non è propriamente così: la manutenzione dei tombini, la pulizia delle fognature sono opere propedeutiche al contenimento di eventuali fatti straordinari, come quello di ieri. Abbiamo un clima tropicale, per cui in venti minuti scende una pioggia in grado di bloccare un’intera città? A maggior ragione, che si curino strade e canali di scolo delle acque piovane.
Anche perché, fintantoché sui social circolano video di automobilisti umoristici, poco importa, ma quando 40 bambini devono essere evacuati da un asilo nido, giacché a rischio incolumità, allora la faccenda è seria.
La propaganda a danno degli altri, quando si fa opposizione, è utile ma parimenti rischiosa. Metti caso che, un giorno, toccherà a te governare, dovrai essere all’altezza delle contestazioni fatte agli altri. Agli occhi dei romani, la città persevera nei suoi problemi atavici. Non è solo colpa della Raggi, ma pure lei ci ha messo del suo. Non le resta che sperare che, su quei gommoni, non dovranno lasciare il Campidoglio lei e i suoi fedelissimi, magari in una giornata di “bombe d’acqua”.