Vent’anni senza Vittorio Gassman, il sorriso magico del cinema italiano

In un afoso 29 giugno di vent’anni fa ci lasciava uno dei più grandi interpreti del cinema e del teatro italiano: Vittorio Gassman.

Romano d’adozione, nasce a Genova il 1’ settembre 1922 da padre tedesco e madre pisana.

Si trasferisce a Roma agli inizi degli Anni 40, dove frequenta l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” per poi debuttare a teatro nel 1943 con lo spettacolo “Nemica” di Dario Niccodemi.

Fu, però, con la compagnia di Luchino Visconti che iniziò ad avere maggior successo, interpretando ruoli degni di nota come quello di Stanley Kowalski in “Un tram che si chiama desiderio”, tratto dall’opera di Tennessee Williams.

Dopo alcune parti in film non particolarmente importanti, è nel 1949 con “Riso Amaro” di Giuseppe De Santis che si fece davvero conoscere ed amare dal grande pubblico ove recitava a fianco di una giovane e sensuale Silvana Mangano appena diciannovenne (chi non ricorda l’ammiccante ballo tra i due nella risaia?).

Il film, seppur inondato di critiche dopo l’uscita nelle sale per l’eccessiva vena erotica che lo contraddistingueva e che contrastava con il genere cinematografico in voga in quel periodo, (il malinconico Neorealismo) ottenne comunque una candidatura agli Oscar nel 1951 per il “Miglior Soggetto”.

Dopo alcune apparizioni in televisione, tra cui il programma del 1959 che porta il suo soprannome più famoso, “Il Mattatore”, fu tra la fine degli anni 50 e gli inizi degli anni 60 che la sua carriera cinematografica decollò senza sosta.

Dal capolavoro del 1958 di Mario Monicelli, “I Soliti Ignoti”, in cui interpreta il giovane e squattrinato ladruncolo Peppe “Er Pantera”, (ruolo che lo “sdoganò” per i ruoli tipici della Commedia all’Italiana, genere cinematografico che s’impose proprio da questo film fino alla metà degli anni 70’) fino ad arrivare a “Il Sorpasso” del 1962, sotto la regia di Dino Risi.

Fu proprio con questi due registi che Gassman divenne uno dei “Mostri” sacri più apprezzati del cinema italiano, grazie anche a pellicole come “La grande guerra”, “L’armata Brancaleone, (di Monicelli) “La marcia su Roma” e “Il Tigre” (di Risi).

Negli anni successivi, invece, degno di menzione fu il sodalizio con Ettore Scola, che diresse Gassman in film di successo come “C’eravamo tanto amati” nel 1974 e “La Terrazza” nel 1980.

Grande seduttore, ebbe tre mogli e alcune compagne di vita importanti, tra cui l’attrice Anna Maria Ferrero.

Muore a 77 anni il 29 giugno 2000, giorno della Festa di San Pietro e Paolo, patroni di Roma, per un improvviso attacco cardiaco nel sonno, lasciando un grande vuoto nel panorama cinematografico italiano.

1 commento

  1. Descrizione concisa ma essenziale nel descrivere la vita del grande Gassman, un attore che vive ancora nei suoi numerosi film e non solo.
    Brava

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