Nuovo anno, nuova tassa: i turisti diretti a Venezia si preparino a sostituire la tradizionale tassa di soggiorno con un contributo obbligatorio per tutti i turisti, anche a chi si ferma al mordi-e-fuggi.
La tassa sarà chiamata “contributo di sbarco” e servirà a finanziare iniziative per il turismo, con gran soddisfazione del sindaco, Luigi Brugnaro, sostenitore dell’iniziativa.
Nasceranno polemiche, più o meno giustificate, ma Venezia ha in sé, oltre ad una bellezza senza tempo, le caratteristiche necessarie a smorzarle: il centro della città, con i canali, i ponti e i palazzi storici, è fermo ad un’epoca senza automobili; tra un’isoletta e l’altra ci si muove usando i battelli, mentre sulla terraferma i cittadini si muovono a piedi, camminando tra le calli senza perdersi, con un senso dell’orientamento che noi turisti, impegnati a litigare con Google Maps, possiamo solo sognare. L’ecosistema lagunare è altrettanto unico. Venezia val bene dieci euro pro capite (tetto massimo stabilito per il contributo di sbarco), se pensiamo a quanto debba costare la città ai contribuenti.
Se però, intanto, volete approfittarne e visitare la città prima che la tassa sia introdotta, il periodo è fra i migliori: visitare Venezia in primavera, ci dicono gli autoctoni, è poco raccomandabile, perché la nebbia si infittisce. In estate, l’umidità si carica di afa e non si respira dal caldo. L’inverno e il Natale rendono la città magica: è vero, fa freddo e bisogna coprirsi molto bene, ma si cammina senza stancarsi troppo e senza svenire dal caldo.
L’ideale è iniziare il tour da piazza San Marco e dalla basilica omonima. La basilica in sé merita una visita approfondita; con 5 euro potrete anche salire al piano superiore, dove troverete un museo. Dal 1982, il museo ospita e protegge gli originali cavalli della Quadriga Marciana, le cui copie sono visibili sulla facciata anteriore della basilica. Uscendo sulla terrazza, inoltre, troverete alla vostra destra la Torre dell’Orologio.
Rimanendo in piazza, recatevi presso il Museo Correr: per 20 euro potrete acquistare un biglietto cumulativo (valido per tre mesi) che vi consentirà di accedere al museo Correr, al museo Archeologico Nazionale, alle sale monumentali della Biblioteca Marciana e al palazzo Ducale. Da non perdere, nelle sale della Marciana, la mostra dedicata alla storia della stampa; anche gli appartamenti degli Asburgo, nel museo Correr, valgono il prezzo del biglietto.
Dedicate almeno una mezza giornata alle isolette di Burano e Murano, entrambe raggiungibili tramite battello dalla stazione di Rialto. Attenzione, però: in inverno è molto difficile, a Murano, avere la possibilità di vedere il processo della lavorazione del vetro. Può capitare di essere molto fortunati e trovare una bottega aperta e personale gentile e cortese, ma non datelo per scontato, soprattutto se visitate l’isoletta a ridosso delle festività. Molto meglio, dunque, perdersi tra le case coloratissime di Burano, piena di artigiani e bancarelle. Non stupitevi di trovare un vivace oratorio sotto il campanile che pende di un metro e ottantacinque.
Costituisce sempre un’attrattiva il Casinò a Ca’ Vendramin, con navetta gratuita da e per la stazione di Venezia Santa Lucia. Negli anni ha perso un po’ di smalto ed è diventato meno elitario: chiunque può entrare e giocare, basta essere maggiorenni, identificarsi all’entrata e acquistare una fiche di benvenuto da dieci euro. Il sito web consiglia un abbigliamento formale, ma sono davvero pochi i clienti che sembrano curarsi dell’avvertimento. In sintesi: vi faranno entrare anche in jeans o in tuta, ma, naturalmente, è sempre bene presentarsi al meglio. Neanche a dirlo, la cena evento per il veglione di Capodanno è sold out, ma si può entrare fino ad esaurimento posti per giocare e per il tradizionale brindisi, al prezzo di 50 euro.
Se ancora non vi basta, le iniziative culturali si sprecano. A palazzo Zaguri, se vi piace la pittura contemporanea, potrete godervela in modo insolito: la mostra “Da Kandinsky a Bottero – Tutti in un filo” presenta i capolavori del ‘900 riprodotti su arazzi della celebre arazzeria Scassa. Il percorso della mostra, commentato in audioguida da Sgarbi, comprende anche un modello di telaio e analizza nel dettaglio tutte le difficoltà connesse con questa straordinaria fetta di artigianato italiano. Al T Fondaco dei Tedeschi, invece, spopola la mostra “I’m not Cinderella, I just love shoes”, con numerosi modelli di scarpe di alta moda.