Joe Biden vs. Donald Trump. Alle elezioni del 2024 potrebbero essere di nuovo loro a sfidarsi per le presidenziali americane. Il Presidente ha annunciato la sua ricandidatura, Trump non ha mai smesso di candidarsi per la sua riscossa. Di nuovo loro, a scanso di eventuali sorprese da parte repubblicana con il Governatore Ron De Santis o per i guai giudiziari dell’ex presidente.
A primo impatto sembra una specie di Repubblica gerontocratica, vedendo l’età di Joe Biden (82 anni nel ’24) e Donald Trump (ne avrà 78 per le elezioni). Facciamo prima una road map per vedere come potremmo arrivare al secondo round tra i due papabili pretendenti alla Casa Bianca.
ANCORA TU? MA NON DOVEVAMO VEDERCI PIU’
Il primo aspetto è una fotografia, un fermo immagine. Sembra che il tempo si sia fermato e per un attimo sembra così. Il calendario imbalsamato al 6 Gennaio 2021, giorno dell’assalto a Capitol Hill, dove una folla inferocita contestava per l’ennesima volta l’elezione democratica del Presidente Joe Biden.
E’ lo stesso Presidente in un video alla nazione, accompagnato dalla First Lady Jill, che una settimana fa annuncia la sua ricandidatura per le presidenziali del 2024. Nelle parole pronunciate da Biden più volte viene ripetuta la frase “lo spirito dell’America” e i riferimenti poco velati sono per la maggior parte riguardo al giorno fatidico dell’attacco all’assemblea americana. Una sorta di guerra civile mai sanata. Le preoccupazioni di Biden che si evincono dal suo dire per un lavoro ancora non finito, fanno riferimento anche alla spirale anti-abortista dei governatori repubblicani più o meno fedeli al former president.
In area democratica ci saranno le primarie ma già ci sono stati nobili rinunce alla corsa per la guida dei blu, la più eccellente è quello dell’antesignano Bernie Sanders, ala sinistra dei democratici, che si è detto troppo preoccupato di cedere di nuovo il Paese a Trump.
Tallone d’Achille sarà per i democratici la politica estera con la guerra in Ucraina ma più globalmente quella totale tra Cina e U.S.A.
TRUMP CONTRO TUTTI
Dall’altra parte della diapositiva abbiamo il leader indiscusso delle cronache americane, l’ex presidente Donald Trump. Il tycoon ha 3 grandissimi avversari prima di potersi battere di nuovo con il miglior nemico Joe:
1. La giustizia. Donald Trump è stato incriminato dal procuratore distrettuale di New York, Alvin Bragg (della notizia ne abbiamo parlato qui), che ha letto i 34 capi d’accusa intorno alla frode societaria condotta principalmente dall’ex presidente, manovra che celerebbe altri crimini tra i quali il pagamento per il silenzio della pornostar Stormy Daniels. Mai un ex presidente degli Stati Uniti era stato incriminato.
Trump si difende con: “Sono stato incriminato per nessun reato”. Così ha parlato nel discorso ai fan a La Guardia.
2. Le Primarie. I caucus repubblicani potrebbero certamente dare una vittoria schiacciante a Donald Trump e sarebbe la terza volta consecutiva. Sta però prendendo piede il governatore della Florida Ron De Santis, acerrimo nemico nel partito di Trump, non meno conservatore di lui, più istituzionale e sicuramente con un appeal fenomenale per la popolazione ispanica che i rossi devono riprendersi, e che già così è stato per le elezioni dello Stato del sud-est (con gli ispanici si includono in molte zone degli Stati Uniti una larga parte di latini quali di origine italiana o greca).
3. Donald Trump. E’ la nemesi di sé stesso. Donald Trump riesce ad attirare su la sua persona talmente tanti riflettori che spesse volte il vaso ricolmo ha sboccato in una tempesta di critiche. Trump gongola sulle critiche soprattutto degli avversari ma meno su quelle del popolo americano. Donald Trump ha i suoi seguaci ma molti nel Partito Repubblicano vorrebbero riportare a votare i moderati che sicuramente nelle Presidenziali del 2020 e in quelle di Mid Term del 2022 hanno preferito i candidati democratici. Quanto meno una tendenza alle candidature moderate. Trump è odio o amore oggi negli U.S.A.
JOE VS. DONALD
Le truppe che stanno partendo per la lunga marcia verso le presidenziali hanno veramente la sensazione che si bisserà il match del 2020. I candidati saranno più anziani di 4 anni ma non è questo il problema o la lettura di questa gerontocrazia americana. I tempi non maturi per un nuovo corso si devono alla grande paura dell’elettorato che perseguita gli Stati Uniti da dopo il 2012. La crisi ha generato la paura per l’establishment, Donald Trump ha generato la paura per una radicalità eccessiva. Allo scontro finale ora, le due compagini sembrano quasi impietrite, incapaci di rinnovare, per sola e pura paura. Seppur non pienamente soddisfatti, anche per le nuove leve nate in seno democratico, i blu si stringeranno intorno a Uncle Joe; dall’altra parte anche i più moderati e imbarazzati dei repubblicani sceglieranno un cavallo di battaglia come Donald Trump, unico capace di fermare un’onda blu che si immaginava dopo la doppia elezione di Obama.
Ai posteri l’ardua sentenza.