“Voglio che i criminali percepiscano, nel più profondo, il senso della parola terrore”. Si è presentata così Priti Patel, dal 2010 deputata del collegio di Witham nell’Essex, nel suo nuovo ruolo di Home Secretary (equivalente del nostro Ministro dell’Interno) del governo guidato da Boris Johnson. Patel è la prima cittadina di origini indiane a ricoprire quello che è uno dei più importanti ruoli nel Gabinetto di Governo di Sua Maestà.
Chi l’avrebbe detto sarebbe stata proprio lei, con i suoi nonni indiani poi trasferiti in Uganda e fuggiti durante le violenze di Amin Dada in Gran Bretagna, a tagliare questo traguardo in uno dei governi più conservatori di sempre?
Dietro a Priti Patel c’è un percorso che non lasciava dubbi sulla sua determinazione. Nata e cresciuta a Islington, uno dei borghi più di sinistra della Greater London. Un feudo dei laburisti da sempre, che controllano il Consiglio Comunale quasi ininterrottamente dal 1964. Oggi, su 48 consiglieri comunali, ben 47 sono espressione dei Laburisti. Islington da sempre esprime pezzi molto di sinistra della classe dirigente Labour. L’attuale Deputato eletto qui è, nientemeno, Jeremy Corbyn. In uno degli ambienti quindi più ostili, Pritti iniziò a frequentare il Conservative Party a 23 anni, mandando la sua candidatura da perfetta sconosciuta al Barone Andrew Lansley che la assunse nell’ufficio stampa del comitato elettorale del Partito. Da lì, comincia una grande bella storia. Responsabile della comunicazione di William Hague a 25 anni, poi attiva per anni in uno studio di lobbying vicino ai Conservatori e infine nel 2010 la consacrazione con l’elezione alla House of Commons per volontà di David Cameron. Durante i Governi Cameron fu la più giovane Sottosegretaria al Tesoro, per poi diventare Minister for Employment e, dopo la successione di Theresa May a David Cameron, Segretario di Stato per lo Sviluppo Internazionale, carica da cui si dimise in polemica con la May per la gestione della Brexit.
Al contrario della Theresa May che in molti volevano come “nuova Iron Lady” solo perché donna, ma che in realtà è sempre stata ben distante dal Thatcherismo, con Pritti Patel torna in prima linea una Thatcheriana vera. Totale e indiscussa fiducia nel mercato e nella concorrenza, con un’idea di Stato forte e severo che sappia essere autorità con chi infrange la legge, amica sincera di Israele e oppositrice di un’Unione Europea fondata su burocrazia e limitazioni.
Margaret Thatcher, lo disse lei stessa, “is not for turning”. Non esisterà mai qualcosa o qualcuno che possa eguagliare quella leadership. Ma non c’è dubbio che Pritti Patel sia una bella declinazione contemporanea del Thatcherismo. Ironia della sorte, quelle origini indiane sono in comune con una certa Nikki Haley, per anni astro nascente e ormai punto di riferimento della destra americana.
Cresciuta con il mito della Sig.ra Thatcher, con le stesse origini della Sig.ra Haley… Sembrerebbe sia tutto in regola per diventare una stella del panorama conservatore occidentale.