Parte con La boîte à joujoux (La scatola dei giocattoli) di Claude Debussy la nuova stagione da camera dell’Accademia Filarmonica Romana. Un omaggio al mondo della fantasia e dell’immaginazione per tutte le età, dedicato ai più piccoli come agli adulti.
Il concerto inaugurale di giovedì 7 novembre al Teatro Argentina di Roma prevede infatti l’esecuzione del celebre balletto del 1913. Nato inizialmente come uno spettacolo per marionette, l’opera venne completata solo nella stesura per pianoforte a causa della malattia che colpì Debussy, scomparso nel 1918. Solo nel 1919 il balletto fu orchestrato da André Caplet e coreografato per la prima rappresentazione, che si tenne al Théàtre Lyrique di Parigi nel dicembre dello stesso anno.
“Le scatole dei giocattoli sono in effetti città dove i giocattoli vivono come persone reali. O forse le città non sono altro che scatole dove le persone vivono come giocattoli” scriveva il pittore André Hellé, che curò la prima edizione dell’opera nel 1913. È proprio da alcuni suoi disegni e illustrazioni che Carlo Massari ha preso spunto per lavorare alla nuova messa in scena del balletto, intrepretato dai tre danzatori della Compagnia spagnola Du’K’to. “La boîte à joujoux – racconta Massari – diventa metafora delle nostre esistenze, un invito a chiederci se siamo realmente liberi o se, come giocattoli, viviamo intrappolati in una scatola di convenzioni. Un’esperienza visiva e sonora profonda, che ci parla dell’umano e della sua costante ricerca di autenticità”.
Nel concerto inaugurale del 7 novembre, La boîte à joujoux viene proposto in una versione per pianoforte, voce recitante e danzatori.
A dare nuova vita all’opera di Debussy sul palco del Teatro Argentina di Roma è la pianista Costanza Principe, affiancata dalla voce recitante di Paola Giannini.
“Debussy offre uno sguardo adulto sul mondo dell’infanzia, esplorando il gioco non solo come passatempo, ma come metafora della realtà. Il desiderio che il gioco si trasformi in realtà è alla base del nostro modo di apprendere e interagire fin da piccoli – spiega Principe –. Questa composizione è sì l’altra faccia di Petruška, ma è percepibile un’atmosfera più giocosa e onirica rispetto all’opera di Stravinskij. Invece, l’ambiguità tra la bambola e l’essere umano in carne e ossa crea un doppio livello di lettura: i bambini possono godere della storia nella sua dimensione fiabesca, mentre gli adulti colgono significati più profondi sull’esistenza e sull’identità”.
La voce recitante di Paola Giannini aggiunge un’ulteriore dimensione all’opera di Debussy, creando un legame tra musica, parola e danza. “Debussy sosteneva di abolire i confini fra le arti. La musica doveva aprirsi alle altre arti, che fossero la poesia, le arti figurative, e mi sento di aggiungere il teatro” dice l’attrice. “L’idea di allargare l’orizzonte e sfumare i confini, senza che ci fosse un primato fra un’arte e un’altra, mi ha molto colpito e penso che La boît à joujoux ne sia un ottimo esempio”.
Nella prima parte del concerto, dedicata tutta al pianoforte, protagonista è ancora il mondo dell’infanzia con le Kinderszenen (Scene infantili) op. 15 di Robert Schumann e, spartito che affrontano tutti i giovanissimi pianisti, le Dodici variazioni per pianoforte su “Ah, vous dirais-je, Maman” di Mozart. In programma anche la Sérénade de Don Juan di Karol Szymanowski, tratta dalla raccolta Masque op. 34 di tre anni successiva a La boîte à joujoux, che si ispira chiaramente alla scrittura impressionista di Debussy.