“Un po’ per celia, un po’ per non morir”: Ettore Petrolini, il Genio che ha rivoluzionato il Teatro e sfidato il potere

Con la sua capacità di mescolare satira, comicità e riflessione sociale, Petrolini ha anticipato molte delle avanguardie artistiche del Novecento, trasformando la sua arte in un mezzo per commentare e criticare, seppur in modo sottile, la società e i potenti del suo tempo; e oggi, seppur in maniera sintetica, ve ne vogliamo raccontare qualcuna scoprendo insieme uno dei più grandi geni del 900.

Il Teatro dell’Improvvisazione e l’Arte della Parodia

Uno degli aspetti più straordinari della carriera di Petrolini era la sua padronanza dell’improvvisazione, che gli permetteva di creare personaggi indimenticabili e di interagire direttamente con il pubblico. Con il suo umorismo tagliente e la sua capacità di rompere la “quarta parete”, Petrolini introdusse una nuova modalità di recitazione che privilegiava il dialogo diretto con gli spettatori, rendendo lo spettacolo un’esperienza partecipativa e viva.

La parodia fu senza dubbio uno dei mezzi attraverso cui Petrolini esercitò la sua satira sociale e politica. Celebre è il suo personaggio Nerone, una caricatura esilarante del potere assoluto e della megalomania. Il monologo del tiranno, che esordisce con la frase “Che ne dice la posterità di me?”, ridicolizzava la sete di gloria e la vanità dei grandi leader. Questa esagerazione della figura del tiranno romano era una satira sottile e universale, capace di adattarsi a diversi contesti storici, inclusa l’Italia fascista.

Gastone: Il Simbolo della Vanità e del Fallimento

Tra i tanti personaggi creati da Ettore Petrolini, Gastone è senza dubbio il più iconico. Con il suo atteggiamento da “divo” decaduto e i suoi modi affettati, Gastone rappresentava una satira pungente del mondo dello spettacolo e, più in generale, della vanità umana. Il personaggio, un attore fallito convinto della propria irresistibile eleganza e fascino, si esprimeva attraverso movenze esagerate e battute autocelebrative. La sua frase emblematica “Ammiratemi!” sintetizza l’essenza di Gastone: un uomo talmente assorbito dalla propria immagine da non accorgersi della sua mediocrità.

Gastone, con i suoi abiti sgargianti e la sua aria da “re dei fascinosi”, non era solo una parodia degli attori vanagloriosi, ma anche un ritratto critico della società, pronta a idolatrare personaggi vuoti e superficiali. La figura di Gastone rappresentava una satira dell’ossessione per l’apparenza e del desiderio di successo, anche quando quest’ultimo era lontano dalla realtà.

Il personaggio di Gastone divenne così popolare da entrare nell’immaginario collettivo italiano, rendendo alcune delle sue battute e atteggiamenti immortali nel linguaggio quotidiano. La sua ironia, la caricatura di sé stesso, e la leggerezza con cui Petrolini dipingeva il suo fallimento personale, resero Gastone uno dei simboli più duraturi della comicità italiana.

Petrolini e il Fascismo: Satira e Dissimulazione

Un aspetto affascinante della carriera di Petrolini è il suo rapporto con il fascismo e, in particolare, con Benito Mussolini. In un’epoca in cui la satira politica era tollerata a fatica, Petrolini seppe destreggiarsi abilmente, usando una satira velata per criticare il regime senza incorrere nella censura.

Il personaggio di Nerone, in particolare, divenne un simbolo di questa satira ambigua. Nerone, con la sua megalomania grottesca, poteva facilmente essere letto come una parodia di Mussolini. Si racconta infatti che durante una rappresentazione del monologo di Nerone, Mussolini fosse presente in sala. Alla fine dello spettacolo, il Duce applaudì entusiasta, probabilmente ignorando o tollerando la critica implicita. Una delle frasi più celebri di Nerone – “Che bella la Roma antica, peccato che sia bruciata!” – racchiudeva una malinconica ironia che poteva essere vista come una riflessione sulla decadenza del potere.

Nonostante la sua sottile critica al regime fascista, Petrolini non prese mai apertamente posizione contro il fascismo. La sua satira era intelligente e mai provocatoria al punto da mettere a rischio la sua carriera. Questa abilità di muoversi tra le righe gli permise di continuare a lavorare senza incorrere nella censura. La sua ironia si indirizzava tanto al potere quanto alla società, ma sempre con quella leggerezza che mascherava la profondità delle sue osservazioni.

L’Ironia su Se Stesso: Tanto pe’ cantà e la Malattia

Un altro aspetto straordinario della comicità di Ettore Petrolini era la sua capacità di ironizzare su sé stesso e sulle proprie fragilità. La canzone Tanto pe’ cantà, uno dei suoi brani più celebri e amati, ne è un esempio perfetto. Scritto nel 1932, quando Petrolini era già malato, il brano si caratterizza per la sua leggerezza e per un testo che, pur nella sua semplicità, rifletteva un’ironia profonda verso la
vita e le difficoltà quotidiane. Il ritornello della canzone, “Tanto pe’ cantà, perché me sento un friccico ner core, tanto pe’ sognà, perché ner petto me ce naschi ‘n fiore…”, esprimeva la volontà di vivere con leggerezza, trovando nella musica e nel canto una via di fuga dalle preoccupazioni. Questo approccio alla vita, in cui si ride anche delle proprie sofferenze, rappresentava una forma di resistenza personale: nonostante la malattia e le difficoltà, Petrolini trasformava il dolore in arte, trovando nell’ironia una sorta di riscatto emotivo.

Tanto pe’ cantà è un manifesto di un’arte semplice e genuina, in cui l’importante è esprimersi e vivere nel presente, senza cercare necessariamente significati profondi o messaggi morali. Questa capacità di affrontare la propria malattia con un sorriso, attraverso la musica e il canto, è uno degli elementi che rende Petrolini un artista così unico e universale.

L’Eredità di Ettore Petrolini

La sua abilità di mescolare comicità e critica sociale, di giocare con il linguaggio e di creare personaggi che sono allo stesso tempo ridicoli e profondi, lo rende un pioniere del teatro moderno.

Le sue creazioni, come Gastone e Nerone, sono diventate simboli di un’arte che non aveva paura di ridere del potere e di sé stessa, anche in tempi difficili.

In conclusione, Ettore Petrolini è stato molto più di un comico: è stato un artista che ha saputo sfidare le convenzioni e persino il fascismo attraverso una satira sottile e intelligente. Il suo teatro, ricco di innovazioni linguistiche e stilistiche, rimane una testimonianza di come la comicità possa essere un potente strumento di riflessione sociale e critica politica, capace di attraversare i confini del tempo. Con la sua capacità di ridere non solo degli altri, ma anche di sé stesso, Petrolini ha dimostrato che il vero genio sta anche nell’accettare la propria umanità e vulnerabilità, trasformando ogni debolezza in arte.

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