Non è recente che si discuta di corruzione in ambito di diritti umani e non, ma in particolare modo il fatto che non ci sia una sanzione che punisca questo crimine. Parola, quest’ultima, che in realtà è ancora inappropriata per “corruzione”.
Il Parlamento Europeo l’8 luglio 2021 si è soffermata su questa problematica, delineando come la corruzione possa avere un impatto minatorio nei confronti del funzionamento delle istituzioni e dell’etica dello stato. Cade automaticamente con essa la credibilità di ogni rappresentante “alto” e della Res Publica.
La questione sorge perché il GHRSR (Global Human Rights Sanctions Regime), adottato nel dicembre 2020, non prevede alcuna misura restrittiva contro la corruzione in relazione alla violazione dei diritti umani. Dunque il PE sta sollecitando affinché si possano introdurre condanne e che i deputati possano essere in grado di sottoporre casi di gravi violazioni per legittimare tali sanzioni. Inoltre, chiedono che sia introdotto un voto di maggioranza del Consiglio, anche quando le sanzioni sono adottate dal GHRSR.
Si attende una risposta rapida e decisiva da parte dell’UE, che deve impegnarsi a far rispettare tali provvedimenti e le figure istituzionali che li difendono, quali deputati, organismi o cittadini, ma che intervengono anche a sostegno della democrazia è dello stato di diritto.
Dunque, i paesi che tendono ad avere inclinazioni di questo genere non devono ostacolare le sanzioni quando necessarie e mantenere gli accordi in maniera più trasparente possibile. Solo in questo modo la credibilità in politica estera di entrambi le parti può rimanere salda.
Il testo è stato adottato con 584 voti favorevoli, 73 contrari e 33 astenuti.