Ucraina: terza guerra mondiale fallita

Alla vigilia della possibile invasione definitiva dell’Ucraina da parte della Russia, Putin cambia strategia ritirando le truppe d’assalto, poco alla volta, dai confini del paese.

Una terza guerra mondiale sventata o una burla per tutto il mondo? Sì, perché a rimetterci la faccia non sono stati soltanto gli americani e gli inglesi che, con la loro propaganda terrorista, hanno creato un estremo allarmismo sulle azioni catastrofali – a detta loro imminenti – della Russia, ma anche tutti i presidenti europei che hanno parlato con il Putin per destarlo da questo progetto. Cosa ha comportato effettivamente? Il rincaro di tutte le risorse primarie che grava fortemente su un’economia mondiale provata dalla pandemia.

Ma ripercorriamo bene tutte le tappe che hanno caratterizzato questo scenario surreale poiché Putin ha da sempre mirato a riconquistare tutti quei territori separatisti precedentemente appartenenti alla Russia: Bielorussia, Ucraina, Moldavia, Lituania, Lettonia, Estonia, Georgia, Kazakistan.

Come si evince dalla cartina, possiamo notare che alcuni di questi sono pro – Russia, anche se vivono come stati indipendenti. Non a caso, infatti, le “esercitazioni” dell’esercito russo si sono svolte non solo ai confini dell’Ucraina ma anche nei territori degli stati cuscinetto, rimasti comunque fedeli in questo clima di quasi guerra.

Dunque, ha accettato che in alcuni di essi – come la Lituania, Lettonia e Estonia – ci siano basi NATO e che ne siano membri. La NATO, secondo Putin, si sta espandendo troppo verso i confini russi e riducendo l’area d’influenza di Mosca. Per questo sta pressando l’alleanza politico – militare affinché formalizzi che l’Ucraina non ne entrerà a far parte. Un’ambizione questa che Kiev si riserva di rinunciare, nonostante sia ormai stata inserita in Costituzione, come ha spiegato l’ambasciatore Vadym Prystaiko alla BBC Radio 5 nel Regno Unito: «Potremmo, soprattutto se veniamo minacciati così, ricattati così e spinti in questa direzione».

precedenti

I precedenti tra Ucraina e Russia ci sono: quest’ultima ha annesso la Crimea nel 2014, nello stesso anno i separatisti filorussi hanno preso il controllo del Donbass senza però mai annetterlo. Una guerra a bassa intensità (ma che possiamo definire anche “cyber guerra”) che, come confermato dai cittadini stessi, va avanti da allora e non è iniziata di certo nel 2022. Il tutto ha come obiettivo quello di indebolire e innervosire l’avversario: pressione economica, cyber attacchi e la tattica di falsi bombardamenti per cui la popolazione viene preparata.

Addirittura, vanno in onda immagini di ragazze e madri a cui viene insegnato come tenere in mano un fucile. Il Cremlino smentisce da sempre e accusa la NATO e l’OSCE di aver trasferito parte del proprio personale fuori dall’Ucraina. Nessuno vuole la guerra, ma questo atteggiamento rende il clima di una terza guerra mondiale il più credibile, afferma Putin.

Cosa sta facendo la NATO?

I Paesi europei, all’inizio, pensavano che un attacco da parte della Russia fosse improbabile, tant’è che hanno preferito perseguire una soluzione diplomatica. Sono stati molti i presidenti occidentali che hanno avuto colloqui di persona e/o telefonici con il Cremlino che, però, si è mostrato sempre fermo sulla propria posizione e sul chiarimento della presenza di migliaia di uomini ai confini. Tutto è partito dagli USA, insieme al Regno Unito, che hanno continuato con la loro propaganda terroristica evacuando le loro ambasciate.

L’apprensione internazionale verso una possibile escalation del conflitto ucraino e, più in generale, verso una possibile degenerazione del quadro di sicurezza in Europa è stata confermata dagli atteggiamenti della Russia. Innanzitutto, da dicembre 2021 il Cremlino continua ad avere un contingente di circa 100.000 truppe al confine orientale ucraino. Cresciuto nel febbraio 2022 a 130.000, più i 35.000 uomini in Bielorussia che appoggia totalmente le mosse russe insieme a Cina e Taiwan.

Possibili assi di avanzamento della Russia sono stati segnalati dal lato meridionale della Crimea e da quello centrale del Donetsk. Senza contare i sottomarini russi nel Mar Nero e gli assetti aerei delle basi di Voronezh e Rostov sul Don.

Confronti russo – statunitense

In sintesi, l’Ucraina è circondata ed è diventata un pretesto “tattico” di una contesa strategica tra Russia e USA che ha come obiettivo allargare la struttura della sicurezza in Europa. La vera ragione della cyber guerra è la ricerca di un equilibrio tra NATO (USA) e Russia, un rapporto che non è mai stato idilliaco e che tutt’oggi fatica ad esserlo.  

Il confronto russo – statunitense si suddivide in quattro macroaree: militare, politica, economica e simbolica. Iniziamo da quella militare: la Russia si oppone all’ingresso nella NATO dell’Ucraina perché sostanzialmente si sente minacciata. Mosca esige che Kiev sia neutrale come la Svizzera e in più vorrebbe che la NATO ritirasse le sue truppe dai paesi europei orientali limitando i confini.

Una prima richiesta plausibile e anche accontentabile che, però, non tiene conto della volontà del popolo ucraino, che vive in uno Stato sovrano (a quanto pare solo apparentemente), la seconda provocatoria, che però Berlino e Parigi non si sentono di escludere se questo può portare a normalizzare il rapporto con Mosca.

Tuttavia, non bisogna sottovalutare la presenza di due dossier particolari (uno sull’allargamento atlantico e uno sull’assenza di un rinnovo del trattato di INF – Intermediate Range Nuclear Forces Treaty) che rendono ostili il negoziato tra le due potenze. Resta da chiarire, in quest’ultimo trattato, la presenza di missili cruise lanciati da vettore aereo e navale, settore in cui sia la Russia sia gli USA hanno avuto un avanzamento tecnologico.

Per quanto riguarda l’area politica, l’allargamento ulteriore della NATO risulterebbe per il Cremlino una sconfitta diplomatica sia per la politica interna sia per la politica internazionale (ricordiamo che tra qualche anno ci saranno le elezioni del nuovo Presidente russo e che già alle elezioni del DUMA il partito di Putin era in crisi) e un pesante ridimensionamento del peso e del ruolo globale che il Paese ha faticosamente riconquistato con l’era putiniana. Contrastando la decisione dell’Ucraina di entrare in NATO, invece, confermerebbe la tenacia diplomatica della Russia e metterebbe in evidenza le crepe tra le due sponde dell’Atlantico. Uno degli obiettivi strategici di Mosca è proprio quello di minare l’unità della NATO, creando profonde fratture fra USA e Europa. Inoltre, non bisogna sottovalutare la paura di Putin che possano scoppiare una serie di proteste in grado di minacciare la stabilità del suo sistema di potere.

In tal senso, non bisogna dimenticare l’impatto che ebbe la Rivoluzione ucraina sulla società russa come stimolo alla mobilitazione sociale e alla critica alla classe politica, soprattutto da parte della generazione young. Uno scenario che sarebbe di grande aiuto al Presidente Joe Biden, perché metterebbe fine all’era putiniana. Ma l’alleanza tra Russia e Cina spaventa non poco l’occidente, perché mira a distruggere l’atteggiamento monocentrista statunitense e a favorire il ritorno all’oligopolio multilateralista basato sulle sfere di influenza.

Ma è sul fronte economico che si combatte maggiormente la battaglia. L’obiettivo statunitense è quello di allentare, se non pure distruggere, i legami commerciali tra Russia ed Europa, in particolare per l’energia. È noto come la cancelliera Merkel abbia premuto per instaurare un rapporto di fiducia reciproca con la Russia, in particolare sulla questione del gasdotto North Stream 1 e successivamente con il North Stream 2.

Una relazione indispensabile sia per i Paesi importatori sia per la Russia esportatrice, la cui economia si basa prevalentemente sulla vendita degli idrocarburi. Dal canto suo, Washington non ha mai nascosto la volontà di prendere il posto della Russia in Europa grazie ai suoi progressi nell’industria estrattiva non convenzionale, iniziando dalla Polonia. Tuttavia, il gas statunitense costerebbe di più rispetto a quello russo e necessiterebbe di più investimenti per la costruzione di impianti di rigassificazione. Questa potrebbe essere una piccola crepa all’interno della NATO poiché, ad esempio, la Germania – nonostante i molteplici attriti con Mosca riguardo il caso Navalny e l’Ucraina – ha continuato a dar seguito al progetto del North Stream 2.

Dunque, la crisi ucraina ridisegnerebbe l’intero quadro europeo e lo stato dei rapporti economici con Mosca. Tutto questo con la consapevolezza che l’Ucraina è una terra ricca di risorse energetiche e minerarie a cui aspirano società statunitensi, russe ed europee (francesi e tedesche in primis).

Per quanto riguarda l’ultima macroarea, ovvero quella simbolica, beh cari lettori, l’articolo è pieno di simbolismo. Si assiste alla gara tra egocentrismi, senza contare che c’è un popolo dietro che soffre.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here