Turchia, ufficialmente fuori dalla Convezione di Istanbul

Il 2 luglio 2021, esattamente dopo 10 anni dall’esserci entrata, la Turchia abbandona per sempre la Convenzione di Istanbul che protegge le donne da qualsiasi forma di violenza, soprattutto quella domestica.

Dell’argomento già ne abbiamo parlato nel mese di marzo quando la decisione era solo un’idea. Sin dall’inizio, il provvedimento è stato considerato folle e di grande preoccupazione, sia in Europa sia nella stessa Turchia. Essa non fa altro che confermare quanto ormai il governo di Erdoğan sia sempre più legato ad una visione fondamentalista islamica e conservatrice. La nazione, in realtà, si serve della parola “Repubblica” e del suo significato non apprezzandone i valori.

Contro questa presa di posizione si sono attivati i vari movimenti pro – diritti umani, associazioni e semplici cittadini. Infatti, il 2 luglio sono scese in piazza tutte le donne turche in segno di protesta. Ovviamente, come in ogni forma di manifestazione in Turchia – anche la più pacifica – l’intervento della polizia non può mancare: le forze dell’ordine sono intervenuti con percosse, arresti e lacrimogeni.

Tutto ciò comporta varie cose negative per la Turchia: innanzitutto, un aumento delle violenze sulle donne, che già ad oggi negli ultimi 5 anni ne risultava almeno uno al giorno; non essendo più protette, le donne si sentiranno ancora più sole e rinunceranno a chiedere aiuto e a denunciare le violenze, anche a causa del Covid19.

Siamo tutti spettatori, a questo punto, di quanto accadrà in Turchia dopo tale provvedimento. Di fronte alla definizione da parte dell’AKP della Convenzione come una minaccia nella struttura familiare tradizionale turca, non possiamo che riportare le testuali parole della presidentessa della federazione che riunisce le associazioni a difesa delle donne del Paese, Canan Gullu: «La Turchia si sta sparando sui piedi con questa decisione». E noi europei non possiamo che essere pienamente solidali con la lettera della Commissaria per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa Dunja Mijatovic, in cui esprime tanta preoccupazione per le circostanze e l’importanza della Convenzione che rafforza le basi e i legami familiari.

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