“Una politica priva di etica non incrementa il benessere dell’umanità; un’esistenza priva di morale abbassa gli esseri umani al livello degli animali.” Parole profonde e famose quelle impresse nel libro del Dalai Lama “Conosci te stesso”, che dovrebbero essere tenute sempre bene a mente da chi governa una nazione, una regione, un comune.
Perché, come spiega il Dalai Lama, la politica non è sporca per definizione, ma è “la manipolazione degli strumenti della cultura politica a distorcerne ideali elevati e nobili aspirazioni”.
Proprio per questo, alcuni dovrebbero ricordare che trasparenza, lealtà, sacrificio non sono parole di cui riempirsi la bocca, ma valori su cui fondare le proprie azioni ogni giorno della propria vita.
Tre parole cariche di significato, per riscoprire l’etica nella gestione della Res Publica.
Sacrificio: perché, spesso, chi governa deve saper rinunciare ai vantaggi che la posizione che ricopre pro tempore può offrire, in nome di quell’uguaglianza sostanziale sancita dall’articolo 3 della nostra Costituzione, troppo spesso invocato e non osservato. Che poi di sacrificio neanche si dovrebbe parlare, perché chi fa politica in modo etico dovrebbe battersi per aiutare la collettività, non se stesso.
Lealtà: nei confronti del Paese, delle Istituzioni, dei propri ideali. Su questo, soprattutto negli ultimi anni si è aperta una voragine. Perché di tradimenti né abbiamo visti di continuo, con partiti e movimenti pronti a rinnegare se stessi pur di continuare nella spasmodica gestione del potere.
Emblematico il caso del Movimento 5 Stelle, prima al governo con la Lega, poi con il PD, infine con entrambi i precedenti, con l’aggiunta di Forza Italia e + Europa.
Tutto questo è eticamente accettabile o siamo davanti a una gigantesca mortificazione dei processi democratici, sull’altare del qualunquismo? Ai posteri l’ardua sentenza, citando Manzoni.
Trasparenza: nei confronti dei cittadini che, con il loro voto, esprimono fiducia verso una classe dirigente. Il tema della trasparenza, in questi giorni così caotici sul territorio laziale, è centrale e irrinunciabile. Perché, chi amministra la “Cosa pubblica” è eticamente obbligato a spiegare, fugando dubbi e incomprensioni. Gli imbarazzanti silenzi, i continui rinvii alimentano una vergognosa cultura del sospetto.
Invece chi scrive vuole continuare a credere nelle istituzioni di ogni ordine e grado, convinto che operino per il perseguimento del più alto e nobile “bene comune”. E così, come me, moltissime altre persone.
Crediamo e continueremo a credere, se ci spiegheranno.