Voglio, con il cuore pesante, fare un esercizio di cinismo.
Voglio impegnarmi in un’impresa al limite del disumano.
Voglio leggere la Tragedia di Crotone, quella straziante strage di adulti e bambini, con gli algidi occhi dello studioso del Brand.
Voglio provare a distillare dal dolore e dalla vergogna per quanto è accaduto nelle acque di Cutro un qualche insegnamento in materia di Made in Italy.
Il Made in Italy, come noto, da un punto di vista tecnico non è propriamente un Brand: si tratta di un segno distintivo, un indicatore di origine, che riversa sulle produzioni delle imprese italiane – in modo più o meno significativo a seconda del comparto merceologico – un tangibile vantaggio competitivo.
In cosa consista l’essenza costituente, la natura ultima, la radice identificativa del Made in Italy è questione ancora aperta e oggetto di ampio dibattito.
Personalmente ritengo che la fonte del Made in Italy risieda nell’irripetibile spirito che caratterizza il nostro Paese, scaturente da una straordinaria reazione chimica innescata da secoli di Storia, dalla quale sorge un’anima collettiva unica e inimitabile.
In un saggio di qualche anno fa, intitolato appunto “Italian Soul”, scrivevo che il Made in Italy “travalica la dimensione della realizzazione materiale o della progettazione concettuale di una determinata produzione, rappresentando piuttosto l’espressione di un complesso intreccio di valori e di suggestioni che – nella loro sintesi – raffigurano l’Italianità, lo spirito italiano.
In questo intreccio di valori confluiscono e si fondono vari elementi: senz’altro l’artigianalità degli italiani [nel senso di capacità manifatturiera], ma anche l’enogastronomia italiana, la bellezza dei territori italiani, il piacere di vivere degli italiani, il gusto del bello degli italiani.
La vera essenza dell’Italian Soul risiede principalmente nella Cultura italiana, in una accezione che a sua volta ricomprende ed amalgama gli elementi di cui sopra”.
A distanza di anni sono ancora della medesima opinione: il cuore del Made in Italy, sta nello straordinario spirito che pervade il nostro Paese e che ci viene portato in dono dalla Storia; risiede in una sorta di anima collettiva, che si esprime nella nostra Cultura, nella nostra Umanità, nel nostro sguardo aperto sulla vita, pieno di Calore, di Pietà e di Generosità.
Questi non sono soltanto concetti astratti, ma rappresentano dei principi di fondo che hanno immediate ricadute di ordine pratico e si traducono in concretissimi effetti di natura economica.
Così, tornando al punto dal quale siamo cinicamente partiti, una tragedia come quella di Crotone può avere effetti devastanti sulla reputazione del Made in Italy, più dannosi di dieci scandali da vino al metanolo, più irrimediabili di centinaia di casi di corruzione pubblica.
Abbiamo dunque a che fare con ragionamenti di una importanza e di una concretezza estrema, dai quali non si può prescindere, discutendo di politiche per lo sviluppo e la tutela del Made in Italy.
Solo poche settimane fa il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha firmato un importante “Atto di indirizzo per la definizione delle priorità politiche per l’anno 2023”.
Si tratta di un atto opportuno e significativo, elaborato alla luce dei mutati scenari di politica internazionale e del mercato energetico.
Lo sforzo del Ministero, alla luce dell’Atto di indirizzo, sarà concentrato nel predisporre e rendere operativi strumenti in grado di supportare le imprese nel ruolo di traino per la ripresa economica, incentivando la loro competitività e assicurando al mondo produttivo i mezzi necessari per uscire dalle fasi di crisi.
Le misure che il MIMIT intende mettere in campo vanno dallo sviluppo delle filiere produttive al settore dell’innovazione, dal profilo dell’internazionalizzazione all’ambito energetico.
Sei sono le macroaree evidenziate nel documento come priorità:
- sostegno alle imprese attraverso una strategia industriale integrata a livello nazionale ed europeo;
- tutela e sostegno del Made in Italy e dei settori strategici nazionali;
- autonomia strategica e tecnologica nell’aerospazio, nei settori ad alta innovazione e nelle telecomunicazioni;
- rimozione degli oneri burocratici che rallentano gli investimenti delle imprese;
- monitoraggio continuo sui prezzi e vigilanza per il buon funzionamento del mercato;
- efficienza, efficacia e integrità dell’azione amministrativa.
Quanto al primo ambito di intervento, l’impegno del Ministero è volto a individuare misure che favoriscano un maggiore slancio propulsivo delle imprese che, con le loro risorse, contribuiscono in modo fondamentale allo sviluppo del Paese.
In verità, sin dall’esperienza del Governo Draghi, dalla quale il Governo Meloni al momento non appare discostarsi, negli ultimi anni gli interventi sulle misure agevolative e incentivanti l’innovazione – il Patent Box, in primis – sono risultate sostanzialmente erronee o deludenti.
E piuttosto sinistra, invero, suona l’intenzione del Ministero di voler procedere ad un intervento sistematico di riordino e razionalizzazione degli strumenti agevolativi.
Con riferimento al secondo ambito di intervento, il Ministero si propone di potenziare gli strumenti finanziari che possono favorire i settori strategici del Made in Italy e la crescita delle filiere produttive.
Nell’Atto di indirizzo, inoltre, si mira a favorire l’attrazione e la ricollocazione in Italia di investimenti diretti esteri, con una governance integrata in merito alla quale si punta in particolare sul Comitato di Attrazione degli Investimenti Esteri.
Quanto all’autonomia strategica e tecnologica nell’aerospazio e nella difesa, nei settori ad alta innovazione e nelle telecomunicazioni, il Ministero intende assumere un ruolo propulsivo per riattivarne la crescita, promuovendo l’intera filiera industriale spaziale, eccellenza nazionale, in coordinamento con le politiche europee del settore.
L’idea è quella di favorire le opportune sinergie con le Università, le istituzioni e le imprese nell’applicazione di tecnologie all’avanguardia, anche attraverso i poli di trasferimento tecnologico e realizzando i progetti del PNRR, con particolare riferimento a nuovi lanciatori spaziali nazionali.
Per la rimozione gli oneri burocratici che rallentano gli investimenti delle imprese, il MIMIT parte dalla fondamentale consapevolezza che il peso dell’eccessiva burocrazia si riflette negativamente sulla capacità competitiva dell’intero Paese.
Per ciò che concerne il monitoraggio costante sui prezzi e la vigilanza per il buon funzionamento del mercato, l’Atto di indirizzo muove da una considerazione del tutto condivisibile.
Quella per cui, in un momento in cui prosegue il clima di incertezza sui mercati, accelera la crescita dell’inflazione e le forti tensioni sui mercati energetici si ripercuotono sulla spesa delle imprese e delle famiglie, appare prioritario avere un quadro aggiornato delle attività di monitoraggio dei prezzi di beni e servizi di largo consumo.
Con riferimento all’ultimo ambito di intervento, infine, il Ministero prevede che nel miglioramento dell’efficienza, dell’efficacia e dell’integrità dell’azione amministrativa, un elemento chiave sarà il potenziamento delle tecnologie nella gestione delle procedure di competenza del Ministero, congiuntamente all’implementazione delle misure necessarie a elevare i livelli di sicurezza.
Questo in quanto tecnologie informatiche sicure e affidabili consentono di aprire più efficaci canali di comunicazione tra amministrazione, cittadini e imprese, migliorando i servizi già esistenti e offrendone di nuovi nell’ottica della semplificazione dei rapporti con i cittadini e di una maggiore trasparenza.
Il MIMIT, dunque, ha delineato in modo piuttosto convincente, al netto di qualche intendimento impreciso e di alcuni propositi velleitari, un ampio spettro di linee azione per la tutela e lo sviluppo del Made in Italy.
Si tratterà, però, di un’azione vana e inconcludente, di una serie di iniziative asettiche e senza presa, se non vi sarà il presupposto di una convinta e piena consapevolezza della natura più profonda del Made in Italy.
Il Made in Italy continuerà a costituire un valore straordinario, in ogni angolo del mondo, fino a quando il nostro Paese sarà fedele al suo spirito, alla sua anima.
L’Italian Soul rappresenta una nostra ricchezza interiore e collettiva, che deve essere riconosciuta, curata e alimentata, non fosse altro che per meri interessi di natura economica.
Perché, ove un giorno quello spirito dovesse mai venire meno, nello stesso momento cesserà di esistere il fenomeno che chiamiamo Made in Italy.
Il Naufragio di Cutro ci mette dinanzi a noi stessi, al nostro concetto di Umanità, alla nostra idea di Italia, all’essenza dell’Italian Soul.
Non vi è italiano – senza distinzioni di collocazione geografica, di ceto sociale o di appartenenza politica – che, di fronte alla Tragedia di Crotone, non si senta intimamente ferito, addolorato, lacerato.
E’ la nostra anima: quella che, con tutti i nostri difetti, ci rende unici al mondo.
Perché noi siamo Enea, che non fugge dall’incendio di Troia, se non tenendo per mano il figlio Ascanio e portando il padre Anchise sulle spalle.
Perché noi siamo Vincenzo Luciano, il pescatore che soltanto con gli occhi riesce a comunicare la disperazione per quello che ha visto sulla spiaggia di Cutro.
Perché noi siamo il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, muto dinanzi a una schiera di bare, curvo sotto il peso dello sconcerto, della vergogna e del dolore di un intero Paese.