Dal 30 ottobre è uscito nelle sale italiane il body-horror The Substance, scritto e diretto dalla regista francese Coralie Fargeat, riconosciuta nel panorama cinematografico internazionale dalla sua pellicola di esordio Revenge (2017). The Substance ha vinto il premio alla miglior sceneggiatura, il prix du scénario, al Festival di Cannes 2024.
Elisabeth Sparkle (Demi Moore) è un’attrice hollywoodiana ormai in rovina, nonostante una stella sull’Hollywood Boulevard e la grande quantità di premi vinti in passato. A cinquant’anni conduce la mattina una trasmissione di aerobica per donne di mezz’età; la quale, tuttavia, non genera più molti ascolti. Il produttore Harvey (Dennis Quaid) decide di licenziarla, con l’obiettivo di rinnovare il programma con una protagonista più giovane.
In preda allo sconforto per la fine della sua carriera, Elisabeth fa un incidente stradale. In ospedale, dopo i controlli, le viene consegnata una chiavetta USB attraverso cui scoprirà l’esistenza di un siero, chiamato “la sostanza”, che consente di generare un’altra versione di sé, più giovane, più bella, più perfetta.
Nasce così, dal corpo di Elisabeth, Sue (Margaret Qualley). Essendo, però, la stessa persona, le due devono necessariamente alternarsi ogni settimana. Infatti, Sue deve iniettarsi quotidianamente del liquido preso dal corpo di Elisabeth, il quale si rinnova mentre quest’ultima si trova in uno stato “dormiente”.
Elisabeth riesce a riavere la giovinezza, la bellezza e il successo attraverso Sue, che viene subito presa per il programma. Ben presto la fame di successo la porterà a usufruire in maniera esagerata della “sostanza”, trasformando i suoi apparenti miracolosi benefici in un incubo.
The Substance è una critica sfacciata al mondo dello spettacolo contemporaneo: il corpo della donna viene strumentalizzato e gettato come un oggetto a seconda della sua bellezza e prosperità. Le figure maschili non sono le sole a essere additate, dato che la protagonista stessa è parte integrante del sistema, arrivando a fagocitare completamente sé stessa per mantenere l’ideale. Elisabeth ha dato la sua vita alla carriera per essere vista e amata e, una volta arrivata alla fine di essa, si ritrova sola e vuota, quasi non fosse mai esistita.
Le numerose scene splatter vengono utilizzate in maniera geniale allo scopo di espellere la rabbia e la rivalsa verso una società malata, mettendo in mostra il ribrezzo e l’orrore generato dall’apparente perfezione che esige l’essere umano da sé stesso e dagli altri. Di certo la pellicola non manca di imprecisioni, con un crescendo di situazioni sempre più tragicomiche e allucinanti. L’escalation totale e irreversibile degli eventi coincide con lo svelarsi dell’orrore e della collera verso il mondo raccontato e verso sé stessi, portando, però, anche a un atto liberatorio e di pulizia dello stesso. In questo senso, la trama diviene allegoria della presa di coscienza di un trauma collettivo e personale. Il corpo fisico è utilizzato come specchio di una condizione sociale contemporanea che viene, finalmente, messa in scena in tutto il suo orrore e dolore interiore.