Sui vaccini c’è bisogno di responsabilità, in primis dalla stampa

La polemica dilagante sul vaccino AstraZeneca non aiuta il Paese. La preoccupazione è legittima e il governo Draghi ha fatto bene a scegliere la via della prudenza, bloccando l’inoculazione fino a quando ogni dubbio non potrà essere fugato, ma il terrorismo mediatico partorito in questi giorni nulla ha a che vedere con l’informazione.

Stiamo attraversando il periodo più difficile dal secondo dopo guerra ad oggi e la stampa, così come la politica e, più in generale, i cittadini sono chiamati alla responsabilità, oltreché alla ponderazione.

Proprio per questo: titoli di giornali che urlano allo scandalo, trasmissioni televisive che insinuano il dubbio nelle persone, già molto spaventate, la ricerca dello scandalo ad ogni costo.

Questo atteggiamento, soprattutto da parte di certi organi d’informazione, sta minando le ultime sicurezze degli italiani. La speranza era una flebile fiammella che rischia di spegnersi, sacrificata sull’altare delle visualizzazioni.

Per qualche click in più si sta generando un danno irreparabile, che pagheremo tutti.

Perché molti stanno rifiutando le vaccinazioni, confusi e, a volte, terrorizzati da una campagna mediatica aggressiva e schizofrenica.

Quello di cui avremmo bisogno è chiarezza, linearità, certezza. Soprattutto su quanto viene scritto sulle pagine di giornali o sui social dei diversi leader politici.

Per questo ben venga quanto si apprende da alcune indiscrezioni trapelate da Palazzo Chigi, che in modo chiaro, lineare, ponderato spiega che: “A seguito della sospensione temporanea delle somministrazioni di AstraZeneca nella giornata odierna sono stati effettuati approfondimenti da parte della struttura del Commissario straordinario per l’emergenza Covid Figliuolo. La durata della sospensione è stimabile in 4 giorni complessivi, fino al pronunciamento dell’Ema e quindi dell’Aifa. In caso di ripresa delle somministrazioni di AstraZeneca a partire dal 18 marzo, il rallentamento potrà essere riassorbito nell’arco di un paio di settimane, anche grazie all’incremento della quantità del vaccino Pfizer stimato in 707.850 dosi”.

Una misura temporanea e cautelativa, su questo andrebbe incentrato il dibattito, non su tante congetture al limite dell’indecente.

Il tema da mettere al centro è la prudenza. Prudenza nell’inoculazione del vaccino, come nella narrazione degli eventi che accompagnano la temporanea sospensione.

Ai tanti colleghi della stampa, che in questi giorni hanno sfruttato la paura nella spasmodica ricerca dei click, chiedo di mettersi una mano sulla coscienza.

In fondo, siamo giornalisti, non giornalai. O almeno dovremmo esserlo.

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