Stellantis e le dimissioni dell’amministratore delegato Carlos Tavares: un’analisi delle cause

Sono ormai note le dimissioni dal ruolo di Amministratore Delegato della multinazionale Stellantis di Carlos Tavares dovute ad un anno molto difficile che ha reso la multinazionale italo-francese con sede nei paesi bassi protagonista in negativo di una escalation di perdite, registrate su tutti i marchi di proprietà dell’impresa escluso Fiat, di cui a preoccupare maggiormente è il -60% solo per Maserati, da sempre eccellenza italiana. 

Cosa ha portato alle dimissioni, dalle origini ad oggi

Per citare alcuni dati nel terzo semestre del 2024 si registra un calo del 27% dei ricavi ed una diminuzione generale di consegne del 20% rispetto all’anno precedente.

Nonostante l’aggravarsi della situazione già dalla sua nomina il CEO non godeva di un’autorevole fama sia internamente che esternamente: più volte si è infatti dimostrato ostile alla politica italiana diminuendo di anno in anno dal 2021 (anno di nomina come amministratore delegato) la produzione delle auto sul territorio nazionale, generando continui tagli del personale e ricorsi alla cassa integrazione. 

Ecco che in quest’ottica laburista Tavares non ha mai riscosso l’approvazione dei sindacati che in generale hanno sempre visto come massimalista la sua opera di ridurre drasticamente i costi. Certo è che Tavares fu scelto proprio per quello nel 2021 quando allora ricopriva la carica di AD del Groupe PSA (Peugeot S.A.) , la sua precisione chirurgica nel permettere la transizione del gruppo francese dalla crisi del debito all’acquisizione di Opel tramite le cariche di Presidente del Consiglio di amministrazione e Amministratore delegato che rivelarono l’abilità di riuscire a contenere i costi ed incrementare i ricavi per raggiungere una crescita economica stabile e continuativa, anche con il sacrificio di molti dipendenti e posti di lavoro. 

Ecco che nel momento della nascita di Stellantis prevedendo la fusione tra il Groupe PSA ed il gruppo FCA (Fiat Chrysler Automobiles) che viene lui attribuita la nomina di AD, attribuendo a John Elkann il ruolo di Presidente del Consiglio di Amministrazione e prevedendo la nomina di 5 consiglieri per ogni gruppo. 

Di Tavares non è sicuramente piaciuta la sua inclinazione ad una metodologia poco diplomatica e molto brutalista, unita a delle scelte, soprattutto in termine di transizione energetica, che hanno voluto essere troppo ambiziose sia per l’Europa che per il commercio americano che in origine si rivelava essere la gallina dalle uova d’oro del gruppo e che ora invece risulta quello potenzialmente meno redditizio e più in crisi. 

La politica di Tavares sulla produzione e la strategia di impresa è sempre stata legata a doppio filo alla politica di transizione energetica degli stati essendo dipendente dagli incentivi sull’acquisto delle auto elettriche: il costo già alto dell’elettrico permetteva infatti un acquisto solo grazie agli incentivi statali e se in Europa l’orientamento della Commissione Europea resta quello del Green Deal, nonostante le pressioni in senso contrario della Germania in prima linea che predicono una possibile inversione di tendenza; negli Stati Uniti con l’elezione del Tycoon Donald Trump è pressoché certa un’inversione di marcia nel senso degli incentivi portando quindi il costo dell’elettrico da molto elevato ad inaccessibile per il consumatore americano che abbandonerà definitivamente, come già sta facendo, questa strada. 

Le pressioni quindi sono arrivate da ogni fronte da Settembre di questo anno dopo la registrazione del -33% di immatricolazioni nel trimestre.

Un primo ammonimento che quindi aveva portata la Governance di Stellantis, con Tavares in prima linea, a promettere un’inversione di tendenza repentina che non si è mai, purtroppo realizzata.
Ecco che seguendo questo percorso si arriva alle dimissioni dell’amministratore delegato, arrivate dopo uno scontro interno nel CDA ed accettate senza indugio dallo stesso.

Nelle figure di Amministratore Delegato e Presidente del consiglio, che per antonomasia sono le posizioni apicali e regine degli assetti societari, resta solo John Elkann in qualità di Presidente che per il primo semestre dell’anno avvenire, tramite la costituzione di un comitato esecutivo interno, guiderà gli assetti della società prevedendo un’attribuzione di competenze di portata generale, anche se sicuramente gli amministratori del gruppo PSA vigileranno sul rispetto e sul generale obbligo dell’agire informati. 

Cosa aspettarsi per Stellantis? 

Cosa aspettarsi dalla multinazionale italo-francese resta sicuramente un punto interrogativo. Ciò che ad oggi è chiaro è il buono uscita dalla carica di Amministratore Delegato di Tavares per una cifra totale di 100 milioni e la garanzia della permanenza interna al consiglio di amministrazione come consigliere non esecutivo. 

La palla passa quindi a John Elkann il quale dovrà nel primo semestre del 2025 essere abile a rilanciare le performance commerciali e migliorare il trend che sta caratterizzando una brusca diminuzione delle vendite di Stellantis e successivamente individuare in una figura l’ideale successore del portoghese. 

Quello che il mercato si aspetta è un inversione di tendenza soprattutto nei rapporti che Stellantis ha con i sindacati, i finanziatori e, soprattutto il mercato borsistico italiano.

La svolta deve ripartire nel segno di una maggiore flessibilità nella produzione, nel riavvicinamento verso le fabbriche perno della manodopera tanto colpita nell’ultimo anno, che. A lungo ha richiesto il CDA senza necessariamente forzare la mano sulla ricerca assidua di fonti di energia elettrica come già fatto nelle BEV. 

Da Italiani ed amanti dell’eccellenza e dei marchi storici nazionali necessariamente è da auspicare un’inversione di tendenza anche sul Marchio Maserati dopo le brusche perdite in questo esercizio di bilancio per consentire il rilancio e la nuova valorizzazione di un prodigio ingegneristico tutto italiano. 


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