Signora economia: se la cura manda avanti l’economia

Con Giovanna Badalassi e Barbara Leda Kenny

Presentazione del libro Signora economia: guida femminista al capitale delle donne di Giovanna Badalassi e Federica Gentile

In occasione della terza giornata di Più libri più liberi si è tenuto un incontro organizzato da le plurali editrice, una casa editrice indipendente che si definisce femminista e che si pone l’obiettivo di pubblicare saggistica e narrativa prodotta da autrici donne e da persone che si riconoscono in identità marginalizzate. Il progetto di le plurali editrice è un’interessantissima ricerca e un viaggio attraverso inediti, opere mai tradotte prima in Italia, nuove iniziative e vecchie riscoperte. La collana “le bussole” –  di cui fa parte Signora economia: guida femminista al capitale delle donne di Giovanna Badalassi e Federica Gentile – si propone di produrre delle piccole, maneggevoli e accessibili guide femministe che affrontano i più svariati temi. 

Alla Fiera della piccola e media editoria è intervenuta l’autrice Giovanna Badalassi, economista e ricercatrice, insieme a Barbara Leda Kenny, antropologa che si occupa di politiche di genere. Le due studiose si sono interrogate sul ruolo delle donne nell’economia e sul contributo che apportano nel panorama economico mondiale partendo dall’analisi del lavoro di cura. Per lavoro di cura si intendono quelle attività non retribuite svolte in ambito domestico principalmente da donne: dalla gestione della casa all’educazione dei figli, dalla preparazione dei pasti alla cura degli anziani e così via. 

Tutte queste pratiche, nonostante siano fondamentali e imprescindibili, non vengono riconosciute né socialmente né economicamente, rendendo di fatto invisibili non retribuite ore e ore di lavoro. A livello globale si stima che ogni giorno vengano svolte 12,5 miliardi di ore di lavoro di cura non retribuito che, tradotte in valore economico, varrebbero almeno 10,8 mila miliardi di dollari l’anno[1]. Non sono numeri di fronte ai quali è possibile voltare lo sguardo dall’altra parte.

Inoltre, sottolinea Giovanna Badalassi, bisogna anche tenere in considerazione che nel momento in cui le donne hanno un’occupazione retribuita e non hanno più tempo da dedicare al lavoro di cura finiscono per commissionare tutta una serie di attività ad altre lavoratrici e ad altri lavoratori retribuiti, generando ulteriore valore economico. Questo accade perché tendenzialmente il lavoro di cura non viene redistribuito all’intero del nucleo familiare ma viene delegato a soggetti esterni.

Dal dialogo emerge la necessità di ripensare la dimensione della partecipazione collettiva, rendendola più equilibrata e aderente ad una nuova e inedita quotidianità, in modo che le idee possano trasformarsi in strumenti concreti che portino davvero un cambiamento. 


[1] I dati fanno riferimento al rapporto Oxfam “Time to care. Unpaid and underpaid care work and the global inequality crisis” pubblicato nel gennaio 2020

https://oxfamilibrary.openrepository.com/bitstream/handle/10546/620928/bp-time-to-care-inequality-200120-summ-en.pdf

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