Fratelli d’Italia ci aveva provato con la norma “salva ineleggibili” ma l’Assemblea Regionale Siciliana, trainata dai franchi tiratori interni alla maggioranza, ha detto di no.
Cosa prevedeva la norma?
La norma prevedeva una reinterpretazione della legge 29/1951 che impedisce l’elezione di alcune figure fra cui i vertici o i dipendenti degli enti controllati o vigilati dalla Regione.
La norma, composta da appena due articoli, è stata subito indicata come ‘salva ineleggibili’ perché interviene rimuovendo le cause di ineleggibilità per alcuni deputati regionali retroattivamente.
I deputati in bilico
I deputati, già dichiarati ineleggibili dalle sentenze di primo grado ma rimasti in sella per via del ricorso in appello, che avrebbero beneficiato della norma sarebbero stati quattro: tre di Fratelli d’Italia (Nicola Catania, Giuseppe Catania, Dario Daidone, quest’ultimo presidente della Commissione Bilancio) e uno dell’opposizione (Davide Vasta di Sud chiama Nord, oggi sindaco di Riposto).
Le conseguenze
Nella seduta d’aula del 31 gennaio, la svolta. La norma è stata bocciata tramite voto segreto con 34 contrari e 31 favorevoli.
Una debacle per il centrodestra, che qualche giorno dopo avrebbe visto cadere anche il ddl per l’elezione diretta delle province, uno dei pilastri del governatore Schifani.
Nel frattempo sono arrivate le prime sentenze d’appello, immediatamente esecutive, che hanno dichiarato decaduti Nicola Catania e Davide Vasta (entrambi ricorreranno in Cassazione).
Catania è stato dichiarato decaduto dalla Corte d’Appello per non essersi dimesso entro i termini stabiliti dalla legge dalla carica di amministratore della Srr Trapani Sud.
Vasta non si era tempestivamente dimesso dalla carica di componente del consiglio di amministrazione, con delega per la gestione del personale, della società cooperativa ‘C.o.t.’ anche oltre il termine di dieci giorni dalla data prevista per la convocazione dei comizi elettorali del 25 settembre 2022
I seggi verranno assegnati ai primi dei non eletti Giuseppe Bica e Salvatore Giuffrida.
Sentenze preludio delle successive, che stanno creando non poche grane a FdI.
Con l’uscita dal gruppo di Giuseppe Catania, in attesa di sentenza, FdI ha perso il primato come gruppo parlamentare adesso condiviso con Forza Italia all’Ars.
I futuri subentri potrebbero portare il gruppo ad essere secondo, se non terzo, all’interno dell’aula oltre alla perdita della presidenza della Commissione Bilancio.
Un ridimensionamento che potrebbe portare a sviluppi inattesi tra le forze di maggioranza, con un centrodestra a trazione Forza Italia.