“Scrivere tutto l’anno”: Vanni Santoni e Federica Antonacci della Scuola del libro dialogano sulla scrittura e sullo scrittore

Nel folle e affollato pomeriggio di sabato 9 dicembre, alla Nuvola di Roma, in occasione di Più libri più liberi, la piccola saletta Venere ha ospitato un incontro organizzato dalla Scuola del libro – una scuola per tutti i mestieri del libro, con corsi di scrittura, editoria, traduzione e giornalismo. L’incontro, che ha riunito decine di ascoltatori, giovani e vecchi, è stato condotto dallo scrittore Vanni Santoni, nonché docente della Scuola del libro, in dialogo con Federica Antonacci, anche lei collaboratrice della Scuola.

In particolare, l’evento aveva come scopo la presentazione di un nuovo percorso offerto dalla Scuola, a cui sarà possibile iscriversi da gennaio 2024, e che durerà fino a dicembre; corso denominato, per l’appunto: “Scrivere tutto l’anno”. Un percorso ragionato, che, come dice il dépliant, è composto di tanti brevi corsi monografici il cui ordine è stato studiato con attenzione per avere vari punti di vista sulle prospettive di scrittura; in particolare: i personaggi, i dialoghi, il tono, la voce narrante, lo sguardo, la riscrittura – tema caldo durante l’incontro –, il racconto quale scrittura breve, la scrittura di sé, classici e storie non convenzionali, fino a un “anti-corso” del corso stesso. Per ogni mese dell’anno, tutti i lunedì e giovedì, è dunque previsto un programma di “scolarizzazione” dello scrittore. Il percorso prevede vari laboratori con Santoni – tra cui I quattro pilastriIniziare un libro (o finirne uno iniziato)Letteratura fantastica, ma anche corsi di editoria. Lo scrittore, all’interno del programma, sarà disponibile per dei colloqui individuali dedicati al progetto testuale di ogni partecipante. Grande importanza è riservata poi al “pronto soccorso” – in conclusione al percorso – che ha come obiettivo un’infarinatura, attraverso tre lezioni, di nozioni pratiche e consigli sulla pubblicazione, l’editing e i contratti editoriali – la parte più seccante del processo di scrittura insomma.

Vanni, durante l’incontro, afferma: “Scrivere narrativa, che si tratti di un romanzo o di una raccolta di racconti, non è artigianato, è un’arte; è anche artigianato, ma è un’arte. Che cosa vuol dire? Che un’arte è meglio dell’artigianato? No. Si può fare ottimo artigianato e arte di poco valore. Il punto è che un’arte non produce sempre e serialmente la stessa cosa, ma va a cercare qualcosa nel profondo, lo tira fuori e poi, grazie a tecniche artigianali, gli dà una forma”. Con questo lo scrittore voleva rispondere al quesito: “Si può insegnare la scrittura?”. In merito, Santoni suggerisce di abbandonare il nostro pregiudizio per cui lo scrittore è una persona speciale e solitaria – il classico: o lo sei o non lo sei. Magari è vero che la genialità non può essere insegnata, ma il resto sono delle abilità che si possono imparare. Quindi, un corso di scrittura non può insegnare a scrivere bene, ma può insegnare a non scrivere male, facendo notare gli errori più diffusi tra gli esordienti per prevenirli – che, come dice Vanni, sono quasi sempre gli stessi.

Due ingredienti fondamentali sono, in questo senso, il confronto con altri scrittori – favorito dalle stesse scuole di scrittura, a lungo rigettate in Italia, o dalle riviste – e la lettura. Infatti, uno dei problemi più ricorrenti negli aspiranti scrittori è proprio il non avere alle spalle una base forte e solida di letture. Santoni invita – alla luce del mercato editoriale odierno, in cui regna il genere del romanzo – alla lettura dei grandi romanzi dell’Ottocento, del modernismo e a ciò che c’è di veramente buono oggi tra gli scrittori contemporanei. 

Il resto dell’incontro è stato dedicato alla figura dell’editor. Santoni ha cercato di sfatare il mito letterario dell’editor alla Gordon Lish, definendo l’editor: uno psicanalista oppure un sacerdote in sede di confessione. Dunque, l’editor è colui che riflette sulla natura del testo con chi l’ha scritto, aiutandolo in questo modo a far fuoriuscire la sua vera voce – non qualcuno che ci mette le mani insomma. Lavorare, quindi, con cautela, per far sì che, con l’esperienza, lo scrittore in primis trovi la sua vera voce; in particolar modo attraverso la vera cassetta degli attrezzi, ovvero le letture – sì sempre loro.

Infatti, attraverso un approccio professionale alla scrittura – che porti a scrivere tutto l’anno – solo i libri alimentano il libro che si sta scrivendo. Perché la scrittura del libro, in realtà, è qualcosa che avviene sempre in piedi su una ziqqurat infinita, fatta dei libri che sono stati scritti prima.

A cura di Alisia Cinellu

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