Lunedì 10 maggio 2021 nei cieli di Israele si intravedono scintille che non hanno lo scopo di illuminare la città, tutt’altro. Trattasi di attacchi dei militanti di Hamas con dozzine di razzi. Purtroppo, il momento è pessimo per lo stato ebraico perché poco tempo prima centinaia di palestinesi sono stati attaccati e feriti dalla polizia locale sulla Spianata delle Moschee. Scontro dovuto ad atti di protesta per gli sfratti di molti palestinesi dal quartiere Sheik Jarrah, a Gerusalemme est. Ci sono stati altri scontri anche alle porte di Damasco, nella città settentrionale israeliana di Haifa e vicino alla città di Ramallah in Cisgiordania.
Caso vuole che queste proteste si siano verificate proprio durante il Jerusalem Day, giorno in cui si ricorda l’occupazione da parte della Giordania di Gerusalemme Est nel 1967. Le celebrazioni si sono tenute ma, per evitare disordini, senza entrare nell’area del Monte del Tempio.
Per quanto riguarda le famiglie delle vittime e le dinamiche in cui questi disordini sono accaduti, sia l’Europa che l’Onu hanno espresso grande preoccupazione ed invitano a rispettare la famosa libertà di riunione pacifica e di non vederla, come spesso capita, come un atto di terrorismo. Ad essi si aggiunge anche l’amministrazione Biden, condannando i lanci dei razzi ed invitando ad una escalation delle violenze per evitare tensioni.
Dice la sua anche il Presidente della Turchia, Erdoğan, che ha promesso ad Abbas e Haniyeh di fare <<ogni cosa in suo potere per mobilitare il mondo islamico e fermare il terrorismo e l’occupazione di Israele>> in una telefonata prima fatta prima del lancio dei razzi.
Il ministero della Salute di Gaza ha annunciato 20 vittime, fra cui 9 minorenni, e 3 bambini morti giustificati come un errore nel lancio di un razzo. Dunque, un testa a testa tra Israele e Hamas di cui il portavoce, Abu Obeida ha annunciato: <<Questo è un messaggio che il nemico deve ben comprendere. Se voi continuerete anche noi proseguiremo. Se vi fermerete, ci fermeremo>>. Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha dichiarato che la questione non si chiuderà in questo modo, quelli che attaccano la sua terra pagheranno.
Alcune città limitrofe, come Tel Aviv ha aperto i rifugi pubblici antimissili a causa dei possibili razzi in arrivo.