Una cosa era certa, Nello Musumeci non sarebbe stato ricandidato. E così è stato.
Dopo giornate frenetiche, tira e molla, tensioni e un valzer altalenante di nomi, il centrodestra è riuscito a compattarsi candidando alla presidenza della Regione l’ex Presidente del Senato Renato Schifani, sostenuto da Forza Italia, Fratelli d’Italia, Prima l’Italia (Lega), Movimento per le Autonomie (MpA), Nuova Dc (Cuffaro) e UdC.
Schifani, come riportato dall’ANSA, si sente ”onorato e commosso” per la sua indicazione come candidato di Forza Italia alla presidenza della Regione siciliana, ringraziando gli alleati per il sostegno e la fiducia.
Subito dopo l’indicazione di Schifani da parte del centrodestra, n’è seguita un’altra.
Il “Terzo Polo”, infatti, ha designato Gaetano Armao, attuale Vicepresidente della Regione e Assessore all’Economia del Governo Musumeci, quale candidato alla presidenza della regione.
Lo annunciano in una nota congiunta Azione e Italia Viva. “Siamo molto grati a Gaetano di aver accettato la candidatura. La sua – prosegue la nota dei due partiti – è una figura di alto profilo e rappresenta un’offerta di competenza e concretezza per i siciliani mentre sia il centrodestra e il centrosinistra sono alle prese con teatrini, divisioni e veti incrociati. La Sicilia e i suoi cittadini meritano molto di più”.
Con l’indicazione di Armao, i candidati alla presidenza diventano quattro: Cateno De Luca, Caterina Chinnici, Renato Schifani e, appunto, Gaetano Armao.
Una sfida elettorale che si prospetta molto combattuta. Le indicazioni di Schifani e Armao potrebbero diventare un assist sia per la Chinnici, qualora l’alleanza con il M5s tenesse, sia per Cateno De Luca che prosegue imperterrito la sua campagna elettorale.
Nulla può essere dato per scontato, la partita si giocherà città per città, provincia per provincia con in testa la tre Città Metropolitane Palermo, Catania e Messina.
Le novità sono dietro l’angolo e la possibilità di una quinta candidatura non è così improbabile, visto il rischio rottura dell’alleanza tra M5s e Partito Democratico.
C’è tempo fino al 26 agosto per decidere se confermare o rompere.
Questione di giorni e il quadro sarà completo.