Sangiuliano, Boccia: l’inadeguatezza e l’arte della comunicazione

Tra le colpe di Gennaro Sangiuliano, evidenziate con fiumi d’inchiostro dai giornali in questi giorni a margine dell’intrigo Sangiuliano – Boccia, una forse è particolarmente grave e paradossale. Ovvero il solo fatto che il ministro della Cultura, quello che voleva riportare in auge la cultura della destra a partire da Dante Alighieri, abbia macchiato indelebilmente l’evento più importante del suo ambito: il G7 Cultura. 

Iniziare a riflettere da qui, anziché dalle solite attribuzioni di colpa come “inadeguato per fare il ministro”, risulta utile. Dal momento che sarà l’Italia a ospitare il consesso di Paesi che deve valutare la situazione della scolarizzazione, programmare il piano culturale, difendere i siti archeologici dal terrorismo (e tanto altro), l’onta di un caso simile è forte. Non tanto perché il ministro avesse una relazione extraconiugale – non sarebbe il primo, non sarà l’ultimo – quanto piuttosto poiché potrebbero sapere stati spesi soldi pubblici indebitamente (siamo nel campo delle ipotesi). E il contesto del G7 riguardo a questa faccenda accende i riflettori del caso su tutto il mondo. Intanto è quasi confermato che non ci sarà la tappa a Pompei, considerata tra le principali, dopo il polverone sollevato dalle dichiarazioni di Maria Rosaria Boccia. Si dovrebbe svolgere interamente a Napoli, dunque, e sarà curioso notare come si comporterà Sangiuliano, se per fine settembre sarà ancora ministro. 

Analizzando invece la vicenda in ottica più politica, è interessante osservare come la comunicazione sia un’arma tanto forte, anche tanto facile, da poter sbaragliare un ministro e imbarazzare una maggioranza di governo. L’uso dei social da parte di Maria Rosaria Boccia, che nei giorni scorsi ha iniziato una telenovela sui suoi canali, postando contenuti a prova della sua posizione nella vicenda, dovrebbe essere una tecnica studiata da chi si occupa professionalmente di comunicare la politica. La Boccia, infatti, si è dimostrata abile nel dimostrare la ragione in maniera semplice ed efficace. Intanto sul suo profilo Instagram ha fissato un selfie col ministro, guancia a guancia: “Inaugurazione G7 della Cultura”; in 9 giorni, poi, ha condiviso 9 post inerenti alla vicenda, a partire da quel “grazie al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano per la nomina a Consigliere per i Grandi Eventi”, che ha scatenato il putiferio. Dopodiché, tutti documenti atti a smentire le parole di Sangiuliano e interviste. 

E se la comunicazione è uno strumento così potente da far saltare la poltrona di un ministro, quello stesso ministro non ha saputo difendersi ad armi pari. A prescindere dal fatto che forse la sua posizione è più difettosa di quella della Boccia, è evidente come Sangiuliano non sia stato in grado di replicare. Risposte balbettanti, scontate, comunicazione vecchio stampo da maratoneta che gareggia i 100 metri in una batteria di frazionisti. Ieri il colpo di grazia, auto-inferitosi: lo scoop rilasciato al TG1, tra lacrime e richieste di perdono. Ai microfoni del direttore Chiocci, Sangiuliano ha ammesso la relazione extraconiugale (era necessario farlo apertis verbis?), ha ribadito che sua moglie è la donna più importante per lui (mancava solo il falò e la spiaggia scelta da Mediaset) e ha provato a spiegare la sua posizione (in maniera fallace). Quel briciolo di etica che rimane alla politica dovrebbe far scaturire una domanda banale: è normale che un ministro riferisca con uno scoop al TG1 e non lo faccia in Parlamento?

Perché, qualora emergesse che siano stati stati spesi soldi pubblici (cosa che il ministro smentisce) e se la relazione con la Boccia, per il legame sentimentale, ha inciso su atti amministrativi, si apre una vicenda che potrebbe interessare l’ambito giudiziario. Potrebbe arrivare un’indagine? E lì la posizione politica del ministro sarebbe molto in bilico, più delicata di quanto già lo sia. 

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