Russia: l’accusa a Putin

In questi giorni la Corte Penale Internazionale ha emesso due mandati di arresto internazionale contro Vladimir Putin con l’accusa non solo di crimini di guerra, ma anche di deportazione illegale di bambini ucraini in Russia.

Una condanna vista da molti come una conquista storica, altri invece vedono un problema di fondo che forse non è stato preso in considerazione: Ucraina e Russia non riconoscono il Tribunale.

La Corte Penale Internazionale può intervenire se è solo se gli Stati non possono o non vogliono agire per punire crimini internazionali. Per fare in modo che questo avvenga, è necessario che gli Stati ne riconoscano l’atto costitutivo, e questo è possibile grazie allo Statuto di Roma.

Costitutivo della Cpi, allo Statuto ha aderito 123 Paesi, 32 lo hanno firmato ma non l’hanno ratificato, fra cui Russia e USA. L’Ucraina, invece, ha sottoscritto lo Statuto ma non ha mai ultimato le procedure di ratifica per problemi interni.

<<La Russia non è parte dello Statuto di Roma della Corte Penale internazionale e non ha obblighi sulla base di questo>>, ha dichiarato la portavoce del ministro degli Esteri russo Maria Zakharova e confermato dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.

La condanna, però, è stata accolta con grande soddisfazione da Kiev che la reputano una grande decisione storica destinata a segnare la fine della Russia. Un provvedimento che colpisce ulteriormente la figura di Putin, totalmente offuscato e compromesso a livello internazionale.

Cosa comporta il provvedimentoNonostante Mosca non riconosca il provvedimento, i pericoli per il piccolo Zar esistono. Innanzitutto, qualora Putin dovesse lasciare la Russia per visitare uno dei paesi che ha ratificato lo Statuto di Roma, potrebbe essere arrestato e consegnato alla Corte Penale Internazionale.  Uno scenario forse utopico dato che dall’inizio dell’aggressione all’Ucraina lo Zarino non è più uscito dalla sua comfort zone.

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