A cura di Elisa Fagiolo e Marco Scandamarro
In partnership con Spazio Possibile – Psicologia
Dal 24 febbraio sono quasi quindicimila le persone che sono state arrestate, ritenute dissidenti, durante alcune manifestazioni di opposizione all’attuale invasione in Ucraina. La gran parte sono state fermate a Mosca e San Pietroburgo (per i dati aggiornati consultare il sito indipendente ovd.info).
A tal proposito, Grigory Yudin, politologo e sociologo russo, afferma che “la cosa più grave in questo momento è rinunciare e dire che non c’è nulla che si possa fare”.
A partire da ciò, ci siamo interrogati sul ruolo che può avere la minoranza nel determinare un cambiamento significativo nella società russa rispetto all’attuale credenza sull’invasione.
In psicologia lo stato dell’arte affronta il tema dell’influenza che le minoranze attive hanno nei processi di cambiamento interni al gruppo ponendo l’accento sul conflitto. Esso si genera nel momento in cui una minoranza interna al gruppo propone una visione alternativa a quella dominante.
Affinché ciò sia possibile è necessario che il gruppo minoritario sia internamente coeso e coerente in modo da opporsi al gruppo maggioritario, nel quale frequentemente sono presenti divisioni latenti. In presenza di tali condizioni, le minoranze hanno la possibilità e il potere di cambiare le posizioni della maggioranza (Moscovici, 1980).
Un aspetto conseguente è determinato dalla credibilità che la differente prospettiva offerta dalla minoranza acquisisce all’interno del gruppo esteso (Turner, 1982; Alvaro e Crano, 1996).
In connessione alle teorie citate, la presenza di una minoranza dissidente in Russia ci porterebbe a credere possibile un lento ma significativo cambiamento dell’establishment. Tuttavia, la repressione a cui assistiamo ed inoltre la progressiva fuga degli intellettuali dal paese verso l’Europa occidentale rappresentano un ostacolo alla definizione stessa di una minoranza potenzialmente capace di indurre cambiamento.
Per fronteggiare il rischio è fondamentale che il potere della minoranza continui ad esistere consapevole di rappresentare una voce pericolante la cui resistenza è però vitale.